Portici: Operato al tumore e sfrattato. L’appello di Carmine alle istituzioni: “Cerco casa. Aiutatemi!”

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PORTICI. Da tempo in “trincea” per combattere gli ostacoli di una vita cinica e spietata: la storia di Carmine, cittadino porticese di 38 anni, operato due volte per rimuovere un tumore al cervello di 6 cm e mezzo, poi sfrattato e costretto a lasciare l’abitazione il prossimo 30 di Maggio.

LO SFRATTO: Carmine Lima, ex pizzaiolo, per diverso tempo emigrato a Londra, costretto da mesi ad una “disoccupazione forzata” e a tirare avanti con una pensione di invalidità dell’80%, di soli 287 Euro, a breve dovrà abbandonare la casa di cui è occupante affittuario per un ordine di sfratto, notificatogli dal Tribunale di Napoli: “Il 25 Luglio 2013,- racconta Carmine– quando ho messo piede per la prima volta nella casa in cui attualmente abito, non sapevo che l’abitazione fosse stata messa sotto sequestro. Soltanto il 4 Ottobre, dopo una lettera inviatami dal Tribunale di Napoli, ho appreso che il prossimo 30 Maggio sarò costretto a lasciare casa, a causa dei problemi finanziari della proprietaria. Un fulmine a ciel sereno. Anzi no un fulmine tra la tempesta: l’ennesima “batosta” di una vita che ultimamente sembra “remarmi contro“.

LA STORIA DI CARMINE. A causa del tumore al cervello, per affrontare le operazioni (l’ultima il 19 Marzo 2013; la prima il 1 Giugno 2012) Carmine ha dovuto abbandonare Londra e un lavoro ben retribuito come pizzaiolo. Oggi è costretto a vivere con i pochi soldi della pensione, e con i risparmi dell’esperienza lavorativa inglese, non potendo più lavorare a causa degli attacchi di epilessia. Attacchi epilettici dovuti all’assunzione di farmaci, che hanno purtroppo stroncato una gratificante carriera professionale: “Ho provato a riprendere il vecchio lavoro, ma non riesco proprio a sopportarne i tempi. Da quando assumo i medicinali non posso più guidare e sforzarmi: qualche tempo fa, mentre passeggiavo per la Villa comunale di Portici, ho perso i sensi e sono svenuto. Mi sono svegliato nell’ambulanza che mi stava trasportando all’ospedale. Non sapevo neanche cosa mi fosse accaduto. Eppure sono sempre stato un lottatore: due giorni dopo l’operazione ho preteso dai medici che mi staccassero la flebo, in modo da poter girare e camminare per l’ospedale. Forse è stata proprio la mia determinazione, il mio non voler arrendermi, a salvarmi. Adesso però ho bisogno di una mano“.

UN APPELLO ALLE ISTITUZIONI. E’ un appello disperato quello di Carmine, solo contro tutti a combattere le difficoltà quotidiane: “Sto cercando un luogo in cui poter vivere,- continua Carmine– ma, pur essendo iscritto alle categorie protette, non riesco a trovarlo. Sono solo: la mia piccola figlia, il mio pensiero quotidiano, vive con mia moglie al Nord Italia. Cerco qualcuno che possa realmente darmi una mano. Ringrazio l’avvocato Ciro De Martino, una delle poche persone che ha preso a cuore la mia situazione. Spero, però, in qualche aiuto dalle istituzioni. So che i tempi per le assegnazioni sono lunghi, ma vorrei che mi fosse messo a disposizione una sistemazione consona alle mie modeste condizioni economiche: non so magari qualche alloggio popolare“.

Dario Striano

 

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