Nuovo intervento per il tifoso del Napoli. Sulla probabilità delle magliette pro Speziale al San Paolo, la vedova Raciti: “Vergona, non si deve giocare!”
Dopo la brutta pagina della finale Coppa Italia a Roma, sempre alta la questione sicurezza negli stadi. E dopo il monito di Napolitano e del premier alle società a rompere con le tifoserie ultras, il ministro dell’ Interno Alfano le invita oggi a fare la loro parte sul fronte della sicurezza, evocando il modello inglese, perché un evento sportivo non può trasformarsi un uno bellico. Replica indirettamente l’ex premier e presidente del Milan Berlusconi, per il quale non è utile e possibile affidare la sicurezza negli stadi ai club, molti dei quali in deficit di bilancio e privi della necessaria competenza in materia. Ieri pugno duro di Napolitano contro gli ultrà: i club rompano con le tifoserie violente, chiede il capo dello Stato. Il premier Matteo Renzi chiude alle speculazioni e propone d’intervenire seriamente ad elezioni e campionato conclusi. Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito sabato prima della finale di Coppa Italia a Roma, è stato sottoposto al Policlinico Gemelli, ad un altro intervento di chirurgia addominale, nella notte. Sua madre Antonella Leardi riferisce: “Mio figlio ha avuto un altro intervento, gli è stato tagliato un pezzo di colon, insomma la situazione è ancora delicata. Come sto io? Sono stanca”. Ma l’attenzione stasera sarà al San Paolo, dove si gioca Napoli-Cagliari. La vedova di Filippo Raciti, l’agente ucciso nel 2007 durante gli incidenti davanti allo stadio di Catania, chiede che, se i tifosi del Napoli preparassero come annunciato 30 mila magliette ‘pro Speziale’ per la partita Napoli-Cagliari in programma stasera, non si giochi. “E’ una vergogna, sentire anche questo”, ha affermato Marisa Grasso a “24 Mattino” su Radio 24, apprendendo in diretta del proposito. “A questa notizia dovrebbe dare una risposta il presidente del Consiglio…Chiudete, non fate giocare, basta. Uno Stato forte prende delle misure forti, non è essenziale una partita di calcio, se ne può fare anche a meno. Ognuno sta a casa sua e si evitano problemi, vabbè c’è una perdita economica ma non è colpa mia. Un lavoro non può creare così tanti problemi, il lavoro deve rendere a una persona dignità perché porta onestamente a casa i soldi, ma alcuni lavori tolgono serenità a chi dovrebbe svolgere un servizio che dovrebbe garantire sicurezza ai cittadini. Questa delle magliette, invece, è la risposta che incassa lo Stato”. “Se lo Stato fosse forte – ha aggiunto Marisa Grasso – queste cose non sarebbero accadute. Io purtroppo mi aspetto che oltre a mio marito, che avrei voluto fosse l’unico sacrificio, ci siano altri Filippo Raciti. Lo Stato è debole, aspettiamoci di tutto”. “Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga. E’ un mercante di morte. Questo si pubblicizza”. Poi Marisa Grasso è tornata sugli scontri di sabato all’Olimpico: “Questo Genny ‘a Carogna non ha nessun diritto di parola sulla vicenda di mio marito, può parlare solo dei suoi fatti personali. Io ho chiesto giustizia in un’aula di tribunale presenziando ogni giorno per sei anni. E ho saputo la verità, non c’è nessun dubbio sulla vicenda giudiziaria. Due persone sono state condannate per omicidio fino alla Cassazione. In più, mentre era in attesa di giudizio, Speziale aveva la piena libertà di poter parlare e lo hanno arrestato i colleghi di mio marito per spaccio di droga. Non parliamo di sante persone ma di persone mai pentite. Questa cosiddetta ‘Carogna’ che non è mai venuto in tribunale non può indossare una maglietta con quella scritta”. Infine, la vedova Raciti ha fatto un appello alle istituzioni: “Le telefonate di solidarietà mi stanno bene, ma io attendo risposte. Va bene che si faccia una nuova legge, forse dovremmo parlare della violenza degli stadi come di una nuova forma di terrorismo, il terrorismo da stadio. Comunque è un problema da sconfiggere, le risposte le vogliamo tutti, non solo io”.
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