NOMI E COGNOMI DELL’AFFAIRE GIUDICE DI PACE DI MARIGLIANO: INTERCETTATA ANCHE MARIA LUISA D’AVINO, MOGLIE DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE TRASPARENZA E ANTICAMORRA IN REGIONE CARMINE MOCERINO

Somma Vesuviana – In politica, si sa certe cose lasciano il segno e se la moglie del presidente della commissione regionale antimafia e anticamorra finisse nel mirino della giustizia (con tanto di intercettazioni, come pubblicano il quotidiano Il Mattino e ilMediano.it), quanto meno il marito dovrebbe dimettersi dall’incarico. La signora in questione è Maria Luisa D’Avino, avvocato (figlia dell’ex sindaco di Somma Vesuviana Vincenzo) e moglie del consigliere regionale Carmine Mocerino, membro della commissione trasparenza e  presidente della commissione antimafia e anticamorra della Regione Campania che è finita assieme ad altri colleghi nelle indagini del pool della Procura di Nola per gli “imbrogli” all’Ufficio del Giudice di Pace di Marigliano. Per ora l’unica persona finita in carcere è una dipendente comunale del Comune di Marigliano, con l’incarico di cancelliera all’ufficio del Giudice di Pace dello stesso Comune: Antonietta Briaca che secondo i magistrati accettava regali dagli avvocati in cambio di favori. La cancelliera incaricata, infatti, approfittando dell’assenza delle procedure informatiche per l’assegnazione dei processi, sceglieva i giudici ai quali indirizzare i processi, su indicazione, pare, degli stessi avvocati. Il  21 marzo 2019 – come scrive in un’inchiesta dettagliata per ilMediano.it la collega Daniela Spadaro – mentre era già intercettata, ne parla con l’avvocato Maria Luisa D’Avino, moglie del consigliere regionale Carmine Mocerino raccontandole gli stratagemmi utilizzati per alterare il sistema legale di assegnazione dei fascicoli: “Li ho messi a capocchia…ho scritto il nome del compagno di un’amica mia che è morto”. “Hai fatto bene, che te ne importa” – le risponde la D’Avino. Regali e piaceri che si discutono a tavola: il 17 aprile 2019, a casa della Briaca, si svolge una cena. Vi partecipano Raffaele Pellegrino, Anna Sommese (avvocato con debutto in politica a Sant’Anastasia alle scorse elezioni dove si candidò nelle liste che sostenevano a sindaco Mario Gifuni), Massimo Marra e Raffaele Montella. Durante la cena, regalano alla cancelliera il bracciale al cui acquisto hanno partecipato anche Maria Luisa D’Avino, Pasquale Ambrosino e Maurizio Incarnato che però non vanno alla cena perché una volta nel parcheggio dell’abitazione notano strane persone (che erano invece carabinieri della procura di Nola che indagavano da mesi sulle strane vicende mariglianesi) e vanno via. “Mentre l’avvocato D’Avino rientra a Somma Vesuviana – continua l’inchiesta su ilMediano.it di Daniela Spasaro, cronista anche de Il Mattino – nella casa della cancelliera a Marigliano, gli altri colleghi le offrono il regalo (un bracciale d’oro e una borsa) qualcuno le soffia pure il numero di un fascicolo e il nome del giudice al quale desidera sia assegnato e lei li ragguaglia sulle visite dei carabinieri che, dice, hanno “identificato pure gli addetti alle pulizie”. Nelle telefonate successive tra la D’Avino e la Briaca, la cancelliera ringrazia per il regalo, facendo cenno anche ad una borsa rossa di marca ricevuta in dono da un altro avvocato e la D’Avino le dice: “Tu lo sai, noi ti teniamo come una zia, come ti voglio dire, ti vogliamo bene»”. Interrogata dal Gip della Procura di Nola, però l’avvocato moglie del presidente della commissione regionale antimafia e anticamorra, Maria Luisa D’Avino, si dice estranea ai fatti e nega di aver mai corrotto la cancelliera Briaca. Le indagini continuano.

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