Nell’ex residenza del boss il convegno “La Terra dei Fuochi vesuviana”. A Portici si pensa ad un’azione congiunta per fermare il biocidio nel Vesuviano.
Villa Fernandes ha riaperto i suoi cancelli per un giorno. Nella giornata di ieri, Lunedì 1 Dicembre, le stanze del bene confiscato alla criminalità organizzata locale hanno ospitato l’evento “La Terra dei Fuochi Vesuviana”. A seguito del ritrovamento di numerosi fusti tossici interrati nei pressi di un campo di pomodorini a San Vito al Vesuvio, avvenuto lo scorso mese di Novembre, il Collegamento Campano contro le Camorre e il Presidio LIBERA di Portici hanno organizzato, nella giornata di ieri, Lunedì 1 Dicembre, un convegno riguardante il rischio ambientale nel Vesuviano.
ANCHE PORTICI NELLA TERRA DEI FUOCHI? A presiedere l’evento il Presidente del Collegamento Campano contro le Camorre per la legalità e la nonviolenza “G.Franciosi” Onlus, Leandro Limoccia: “E’ importante che questo convegno si svolga a Portici. E che si svolga in questa villa: bene confiscato alla criminalità organizzata.- ha detto Leandro Limoccia- Sono pervenute in questi anni diverse denunce alla Procura della Repubblica da parte dei cittadini porticesi: c’è il netto sospetto che durante i lavori, che recentemente hanno investito Portici, siano stati interrati rifiuti speciali e materiali pericolosi. E che siano stati interrati addirittura in questa villa, chiusa da anni al pubblico. Il mio non è allarmismo, ma alcuni dati dell’Ospedale Pascale di Napoli confermano che c’è un’alto tasso di mortalità tumorale anche qui a Portici. C’è uno “standard mortality” più alto della media nazionale”.
(clicca qui per vedere il video: Leandro Limoccia parla della situazione tumori a Portici)
Quello di ieri è stato solo il primo di una serie di eventi che l’associazione G. Franciosi Onlus ha intenzione di mettere in campo sul territorio porticese:
“Prima di Natale saremo ancora qui a Villa Fernandes per un incontro pubblico, al fine di costituire una rete vesuviana tra comitati, associazioni per la legalità e chiese per contrastare l’inquinamento ambientale nel nostro territorio. Ci attiveremo per campagne di sensibilizzazione nelle scuole; lotteremo per impianti di videosorveglianza nei punti di accesso al Parco Nazionale; e affinchè vengano pubblicati e resi noti i dati sulle patologie tumorali. Da Portici con una serie di proposte concrete cercheremo di fermare il biocidio vesuviano”.
“LO STATO, IN ITALIA, NON ESISTE”. Il convegno è stato così un’occasione per parlare a 360 gradi del fenomeno Terra dei Fuochi. Il Procuratore Federico Cafiero De Raho ha illustrato le cause che hanno portato alla nascita di eco e agro-mafie in Italia. Un discorso in cui ai noti “protagonisti”, Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta, si sono aggiunti gli “insospettabili” Stato, Politica e cittadini: “Si parla tanto di Criminalità organizzata,- ha detto l’attuale procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, già coordinatore di un pool di magistrati che tra gli anni 90 e il 2000 ha permesso la condanna di oltre 100 camorristi del clan dei Casalesi– ma la causa principale di questo cancro è l’indifferenza. L’eco-mafia, l’inquinamento camorristico del territorio, è nato negli anni 70 grazie alla sinergia tra mafiosi, e politici: molti di questi imparentanti con camorristi o perlomeno inseriti nella struttura camorristica dei clan. E quindi votati e sostenuti dalle organizzazioni malavitose. La verità è che in Italia lo Stato non esiste. In Italia è esistito un sistema privo di democrazia che si basa su voto di scambio, malapolitica e collusione.Un sistema in cui la Camorra non solo non viene contrastata, ma addirittura regna sovrana. Non stupisce che oggi nel Vesuviano e nel Casertano non sia cambiato niente. La situazione è anzi peggiorata e i clan sono diventati più forti.”
“MAGISTRATI SOLI. I PROFESSIONISTI HANNO PREFERITO FARE SOLDI”. All’indifferenza dei cittadini, alla collusione dei politici, si aggiungono per il noto oncologo Antonio Marfella, la mancanza di programmazione politica dei territori e la solitudine dei magistrati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata: “Le forze dell’ordine, i magistrati, son rimasti soli.- ha detto il “vulcanico” tossicologo- Tutti gli altri professionisti, i medici, i dottori, i politici, gli amministratori, gli avvocati, hanno preferito far soldi contribuendo all’espandersi di questo male. Un male che sta coinvolgendo l’intero Sud Italia, perché le nostre Terre sono ormai sature di rifiuti. Basti considerare la Calabria: dove allo sversamento illecito di “rifiuti tossici di qualità” (materiali radioattivi) è stato sostituito quello “di quantità” (rifiuti solidi urbani, speciali e industriali). Noi viviamo in un territorio meraviglioso, la Campania, terra ricca di primati e di eccellenze; e ci dobbiamo impegnare per difenderlo. Non basta solo protestare, bisogna cambiare le istituzioni. Bisogna lottare per i giovani. L’albero è avvelenato quando dà cattivi frutti. Bene, se guardate i nostri giovani, capirete che il nostro albero non è avvelenato dalle radici. Se guardate i giovani “in trincea” di Acerra, ad esempio, capirete che vale la pena lottare per assicurargli un futuro migliore”.
“LO STATO NON MANTIENE LE PROMESSE”. La prevenzione dei reati ambientali diviene così lo strumento necessario per il contrasto alla “politica” di inquinamento perseguita dalle eco-mafie. Prevenzione però, resa ancora più difficile, per Padre Maurizio Patriciello, dalla lentezza e dalla complessità della burocrazia italiana, e dalla “malapolitica”: “Il vero problema non è la Camorra;– sostiene l’attivissimo parroco- ma l’abbraccio mortale con cui la Camorra si stringe a qualcuno. E’ quell’abbraccio che bisogna andare a colpire. E per colpirlo ci vuole la prevenzione. Prevenzione resa impossibile dalla burocrazia italiana e dalla mancanza dello Stato. Vi siete mai chiesti il perchè in Italia tra i pentiti abbiamo solo i camorristi?!
“A Napoli quando qualcuno non mantiene la parola si dice che è “n’omm e nient”.-conclude Don Patriciello– Quando è invece lo Stato a non mantenerla, cosa bisogna dire?! Ci avevano promesso 800 militari sul territorio e ne hanno inviati soltanto 100. Ci avevano promesso una legge che “scoraggiasse il reato ambientale” e ci siamo trovati dinanzi ad una norma “piccina piccina”. Per di più la legge per l’inasprimento dei reati ambientali è ferma al Senato. Chi è che non la vuole?! Perchè non la vogliono?! Forse perchè chi ci ha avvelenato ha ancora interesse ad avvelenarci?! Il magistrato deve applicare le leggi, ma cosa può fare un magistrato in assenza di leggi?!”
“CONTINUIAMO A PARLARE DI TERRA DEI FUOCHI”. Esistono storie così drammatiche nella Terra dei Fuochi che a volte vorresti, al posto di una tastiera e di una schermata di “Word”, una matita dalla punta sottile e un foglio per descriverle. Una punta sottile che accarezzi il foglio e tratteggi le parole dolcemente, in modo da poter trattare con ulteriore delicatezza di determinati argomenti, dei dolori che provano le mamme nella perdita dei loro piccoli: “Continuiamo a parlare di Terra dei Fuochi per spegnere Terra dei Fuochi– dice Tina Zaccaria di “Noi genitori di tutti”, associazione composta dalle mamme campane “orfane” dei loro figli- Stiamo accettando che nel nome del progresso i nostri figli muoiano. Non possiamo accettare questo sistema. Non possiamo accettare questo silenzio. Così facendo, passeremo alla storia come gli avvelenatori dei nostri figli. Dal basso, dai semplici gesti di legalità quotidiani, dalla denuncia e dalla parola, possiamo trarre la forza per fermare questo scempio.”
(clicca qui per vedere il “toccante” appello di Tina Zaccaria–> https://www.youtube.com/watch?v=IqNgH9Q-)t0o&feature=youtu.be)
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