Mario Cerciello Rega, un anno fa l’omicidio del vicebrigadiere

È passato un anno dall’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate nel quartiere Prati a Roma. Era la notte del 26 luglio scorso quando il carabiniere, in servizio con il collega Andrea Varriale, venne ucciso a poche centinaia di metri dall’albergo dove alloggiavano due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, arrestati poche ore dopo il delitto con l’accusa di essere gli autori dell’omicidio.

Il vicebrigadiere, quella notte, insieme al collega Varriale era in via Pietro Cossa per recuperare la borsa che i due americani avevano portato via a Trastevere a Sergio Brugiatelli, ‘intermediario’ con i pusher a cui si erano rivolti Elder e Hjorth per acquistare droga ricevendo in realtà tachipirina. I due giovani americani, dopo il furto dello zaino, avevano organizzato, infatti, un ‘cavallo di ritorno’ per riavere soldi e droga. All’appuntamento però si erano presentati i due carabinieri in borghese e Cerciello morì sotto le coltellate inferte da Elder.

I due diciannovenni dopo l’omicidio rientrano nell’hotel Meridien di via Federico Cesi dove vengono individuati e fermati. Nella stanza dell’hotel gli investigatori trovano anche il coltello usato per colpire Cerciello, nascosto nel controsoffitto. Grazie alle indagini serrate dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal colonnello Lorenzo D’Aloia, la Procura di Roma, con il procuratore Michele Prestipino e l’aggiunto Nunzia D’Elia, ha chiesto e ottenuto lo scorso novembre il giudizio immediato per i due americani, da febbraio a processo davanti ai giudici della Corte d’Assise con le accuse di tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e concorso in omicidio.

La vicenda, nelle dinamiche riscontrate e nel suo sviluppo investigativo, è stata segnata anche da polemiche per alcune foto e un video in cui Christian Gabriel Natale Hjorth, poco dopo essere stato fermato dai carabinieri, appare bendato e con le mani dietro la schiena in caserma.

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