LA GUERRA DI CAMORRA – Antoni Pipolo in aula conferma tutto: “Ho ucciso un camorrista e un innocente. Chiedo perdono”
La confessione l’aveva già messa a verbale nei mesi scorsi. Oggi, lunedì, Antonio Pipolo, ex killer affiliato al clan De Micco di Ponticelli e ora collaboratore di giustizia, l’ha ripetuta in aula: «Ho ucciso un innocente, chiedo perdono». La persona cui Pipolo si riferisce è Antimo Imperatore, assassinato assieme a Carlo Esposito il 20 luglio 2022 a Ponticelli, nel pieno della faida che da anni lacera il quartiere. Quella mattina Imperatore, di 56 anni, stava montando una zanzariera in casa del 29enne Esposito, legato alla criminalità organizzata. Pipolo uccise il suo obiettivo, Esposito, ma per non lasciare testimoni sparò anche a Imperatore, colpendolo a morte. Il processo si sta svolgendo davanti alla III Corte d’Assise.
«Mi sono presentato spontaneamente – dichiarò Pipolo alla polizia giudiziaria poche ore dopo il delitto – perché non riuscivo più a reggere questa situazione dopo stamattina. Ho sparato a due persone, Carlo Esposito ed un altro che non conosco, nel Rione Fiat. Erano in casa in un basso. Sono andato lì, Carlo Esposito era dentro casa, l’altro era all‘esterno in una veranda. La porta era aperta. Carlo Esposito era all‘interno vicino ad una finestra, Ho usato una pistola calibro 7.65 para bellum con cui ho sparato a Esposito mentre stava facendo il caffè, era di spalle alla cucina che si trova dal lato destro rispetto all’ingresso di cui sono entrato io. Poi ho visto l’altro uomo che ha messo una mano alla cintola. È scappato e, dopo che mi ha sorpassato, gli ho sparato alle spalle. Faccio parte del clan De Micco e ho saputo che sabato mattina c’era stato un summit tra i De Micco, i De Martino, i Mazzarella e i De Luca Bossa nel corso del quale hanno deciso di uccidermi perché ritenevano che io fossi quello più debole, nel senso che in caso di arresto avrei potuto collaborare con la giustizia. Avevano deciso di uccidermi fingendo che ci fosse una rissa nella discoteca Club Partenope, all‘interno dell‘ippodromo».
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