LA BATTAGLIA DEL COMITATO PER LA VILLA CHE FU SEDE DEL PIU’ IMPORTANTE ESPERIMENTO DI MEDICINA SOCIALE DEL SUD ITALIA E I SILENZI DI CITTA’ METROPOLITANA

il professore di Medicina Sociale della Federico II, Giuseppe Tropeano

Per anni è stata il baluardo della medicina sociale che aveva ispirato tutta la carriera del suo fondatore, l’illustre professore Giuseppe Tropeano. Oggi è abbandonata. Villa Tropeano, in via De Meis, al confine tra il quartiere di Ponticelli e il comune di Cercola, rappresenta una delle tante cattedrali nel deserto delle nostre terre. Struttura immensa, circondata da un enorme e bellissimo giardino, venne chiamata così perché nel 1928 fu trasformata in un istituto medico dall’illustre Giuseppe Tropeano, pioniere della Medicina Sociale, storico fondatore del Pausilipon. Fino agli anni ’60 ha rappresentato uno dei principali centri ristoro per i bambini del Sud Italia affetti da diverse patologie neurologiche, oggi è sepolta da immondizia e roghi. Nel 2003 al prezzo di tre milioni e mezzo di euro, fu acquistata da Città Metropolitana, che dopo vari progetti di rilancio e riutilizzo, non ne ha mai fatto nulla. Casa del Cinema, polo universitario di eccellenza, caserma della Guardia di Finanza in una zona da sempre teatro di camorra e fino alla caduta del clan Sarno supermercato

le foto degli interni e dell’esterno della villa ci sono state inviate dal Comitato Villa Tropeano

all’ingrosso e al dettaglio di eroina e altre droghe: il futuro della Villa Tropeano, non doveva essere il suo triste presente. E se le istituzioni tacciono (il patrimonio di cattedrali nel deserto di Città Metropolitana è grandissimo) sul futuro della Villa, da un anno un gruppo di giovani attivisti si è dato da fare per puntare nuovamente i riflettori sulla Villa oggi abbandonata e che negli anni ha subito anche un incendio. “L’obiettivo del Comitato – spiega il portavoce Lorenzo Sorianiello – è quello di cominciare con una riqualificazione che proietti la villa nell’ottica di un bene comune, quindi tenere la villa lontana da eventuali speculazioni di imprenditori di turno ma lavorare per restituirla al territorio, in modo che risponda alle reali esigenze della comunità e del quartiere”. Sull’esempio positivo del vicino Orto sociale Urbano che il Comune di Napoli ha affidato al Centro Diurno Lilliput, dell’Unità Operativa Complessa Dipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro, che lo gestisce attraverso la cooperativa sociale Era del gruppo Gesco, il Comitato Villa Tropeano vorrebbe sbloccare la situazione della Villa con Città Metropolitana e ridarla ai territori.

“Abbiamo scritto numerose pec – dice Soraniello – senza mai avere risposta. Allora ci siamo rivolti ad altri enti, in primis il Comune di Napoli, perché potesse intercedere e far sì che ci venisse dato ascolto”. Con i rappresentanti comunali ci sono già stati alcuni incontri e la promessa dell’istituzione di un tavolo per condividere il piano di fattibilità di Villa Tropeano. Il Comitato ha incontrato l’assessore ai Giovani del Comune, strappando la promessa di fare un sopralluogo e mettere in atto le opportune azioni di pulizia da qui ai prossimi 15 giorni. “Aspettiamo fiduciosi – conclude Lorenzo Soraniello – altrimenti ci inventeremo qualcosa per riportare la questione nell’agenda della politica locale. Salviamo Villa Tropeano”. I giovani e i meno giovani del Comitato vorrebbero partire dal riaprire alla città il giardino, così da donarlo ai territori e accendere definitivamente la luce di un interruttore istituzionale da troppi anni spento su una villa che non è solo patrimonio per progetti futuri, ma rappresenta un inestimabile valore per quello che è stata nel passato.

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