I tentacoli della piovra “Vollaro” su usura e racket: misure cautelari per 4 ritenuti affiliati al clan a poche ore dalla condanna, in primo grado, di Giuseppe Vollaro

Casa vollaro_Fotor

I tentacoli della piovra Vollaro, nonostante gli arresti eccellenti e la recente morte del boss capofamiglia Luigi o’ Califfo, in carcere dall’82 per 416 bis , non si staccano dai business illeciti di usura e racket: è quanto dimostrano le misure cautelari emesse ieri nei confronti di 4 persone ritenute affiliate allo storico clan porticese, ed eseguite dal Commissariato locale di Polizia su richiesta della DDA napoletana.

M. Iannacone, M.C. Teriminiello, Giovanni Spina (tutti e tre già costretti a restrizione) e F. Tassone (rinvenuto, invece, nella sua abitazione) sono accusati di aver messo sù un giro di richieste di estorsione e usura a danno di due commercianti del territorio, tra il 2009 e il 2010. Tra questi, Spina, già in carcere, risulta essere il cognato di Raffaele Vollaro, attualmente detenuto e capo dell’omonimo consorzio criminale. Il tutto, poi, a poche ore di distanza dalla condanna, in primo grado, a 6 anni per Giuseppe Vollaro, tra gli attori di un vero e proprio sistema di prestiti a tassi usurai; e a qualche mese dall’ arresto di Pietro Vollaro, accusato di aver chiesto il pizzo in bicicletta ad alcuni cantieri edili della zona. Business, arresti e condanne che testimoniano l’ancora forte influenza del “clan accattone”, così definito dagli inquirenti proprio per la sua propensione al racket, che non risparmierebbe neppure i venditori ambulanti, per anni egemone sui territori di Portici, San Giorgio a Cremano e San Sebastiano al Vesuvio, e consorziato al sodalizio della Nuova Famiglia durante la guerra  contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, alias o’prufessore.

(In foto la villa del boss Luigi, vecchio gioiello del clan e ora ridotto a rudere nonostante le tante promesse, mai mantenute, da parte della politica locale, di renderlo bene confiscato ad uso della collettività)

Dario Striano

 

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