Ucciso per un parcheggio: si stringe cerchio sul brutale omicidio di Maurizio Cerrato, ma c’è omertà a Torre Annunziata

Maurizio non aveva litigato coi suoi assassini. Maurizio era accorso solo per cambiare le ruote alla macchina della figlia ventenne che aveva commesso il reato di occupare un posto pubblico segnato come privato da una sedia e i “padroni della città” gliele avevano bucate. Poi il raid: tre, forse quattro persone accerchiano il papà di Torre Annunziata e lo aggrediscono con un compressore portatile e poi lo accoltellano. A nulla è servita la corsa disperata della figlia all’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Maurizio è morto. Intanto si stringe il cerchio intorno ai protagonisti del raid “punitivo” costato la vita a Maurizio Cerrato, l’uomo di 61 anni che lunedì sera è stato colpito alla testa con un compressore portatile e poi ucciso con una coltellata al petto. Quello dei carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, agli ordini del maggiore Simone Rinaldi, è un lavoro che non conosce sosta: l’obiettivo è assicurare alla giustizia gli autori della brutale aggressione. L’aggressione è scattata solo perché la figlia dell’uomo si era ”appropriata” di un posto auto sulla pubblica strada, che qualcuno riteneva di avere “prenotato” sistemandoci una sedia. Un gesto interpretato come uno sgarro che ha spinto queste bestie a vendicarsi squarciando un pneumatico dell’auto della ragazza la quale, ha chiesto aiuto al papà. Gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo sulle indagini, ostacolati anche da una sorta di muro di omertà eretto da chi invece potrebbe avere visto quanto accaduto. Finora infatti l’unica testimone certa dell’accaduto sarebbe la figlia della vittima, Maria Adriana, già ascoltata due volte dagli inquirenti. I militari dell’Arma inoltre non confermano le notizie circa il presunto malfunzionamento delle telecamere di videosorveglianza nella zona le quali, quindi, non avrebbero catturato immagini ritenute rilevanti ai fini dell’indagine.

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