STRESS E CORONAVIRUS: GLI AFFETTI CHE POSSONO SALVARCI

 

L’ufficializzazione di Pandemia, la presenza di pazienti malati e le loro famiglie, la routine costretta a cambiare, fa si che debba sussistere un vero sostegno emotivo, che leggittimi un bisogno di sicurezza, in quello che pare configurarsi uno scenario all’insicuro perchè nuovo e quindi sconosciuto.  Nella compagine storica in cui versiamo, dove si assiste alla prima forma di epidemia  in cui la diffusione rapidissima di info avviene contestualmente con i social, ancor più altisonante echeggia la paura. Questa è  una delle sette emozioni universali e ad oggi è collettiva; così come il Coronavirus , che è un fenomeno comunitario e non individuale e per il quale noi cittadini siamo chiamati nel nostro piccolo ad agire con azioni che si riversano nel grande bene comune. La paura c’è per il nuovo e per il come poterlo affrontare; è allora che l’individuo tende a conservare le proprie caratteristiche psicofisiche, nonostante il variare delle condizioni esterne. Come reazione adattiva , funzionale alla sopravvivenza, è possibile incorrere allo stress che può portare ad effetti nocivi . Le misure precauzionali per evitare il contagio, si rifanno ad un modello di vita toto genere diverso dalla routine e l’accettazione di questo può creare disagio o tensione che può tradursi in stress. Sopratutto farlo capire ai più giovani ed adolescenti, per i quali consiglio di adottare un linguaggio semplice e sopratutto di dire la verità, non è da poco. Ma lo stress, non si configura solo con un’  accezione negativa , vi è anche un tipo “buono” detto “eustress”; prefisso “eu” che deriva dal greco , che significa “bene”, in cui l’individuo non subisce danni dinanzi al cambiamento, bensì ottiene effetti positivi per il proprio benessere. Nella prospettiva in cui la salute è vista come concetto che lega in un unicum la sfera biologica, psichica e sociale della persona, penso che l’obbiettivo comune per noi dottori della psiche, in questa particolare fase di storia, sia la Promozione degli Affetti come strategia di resilienza per  far testa allo stress favorendone l’adattività ed il benessere. Iniziare dal piccolo, da ciò che si può fare. Focalizzandosi sugli affetti. L’affetto è l’atto per il quale si “fa qualcosa per” . Proprio questa è la mission per la quale si è chiamati ad intervenire nel nostro piccolo; il fare per poi costruire. La costruzione di un legame di un affetto, in quanto unione, implica la pluralità di azioni che presuppongano un fare per il fine collettivo; è questa l’ottica d’intervento per il benessere comune. Contrastare l’epidemia attuandone i comportamenti precauzionali che dice il Governo, e che seppur risultino restrittivi sono finalizzati al principio d’altruismo. D’altronde “la casa è dove si trova il cuore” , diceva lo scrittore latino Plinio il Vecchio e non c’è cuor che tenga, se non (si) batte per qualcosa. Amiamoci. Andrà tutto bene.

dott.ssa Carmen Scognamiglio (Psicologa)

 

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