Sanremo 2020, parte dal Napoletano la petizione contro la partecipazione di Junior Cally: la dirigente scolastica dell’Istituto Donizetti, Angela Rosauro, fa partire una petizione

Parte da Pollena Trocchia, la crociata di dirigenti scolastici, insegnanti, collaboratori scolastici, genitori, contro la partecipazione al Festival di Sanremo  del rapper Junior Cally  la cui presenza chiamerebbe in causa la Rai, secondo quanto sostengono i promotori della petizione avviata online, «con l’accusa infamante di complicità e favoreggiamento della violenza sulle donne». Per la dirigente dell’Istituto Comprensivo Gaetano Donizetti di Pollena Trocchia, Angela Rosauro, la presenza sul palco del rapper romano, infatti, non farebbe altro che «sdoganare all’Ariston la violenza sessuale e il femminicidio», ed è per questo che ieri ha avviato una petizione online (www.petizioni.com/no_violenza_sulle_donne_no_a_cally_a_Sanremo, riuscendo ad ottenere in poche ore quasi 500 adesioni e più di 2500 condivisioni in varie zone d’Italia.

” “Basta spulciare tra i trailers di Cally- scrive la Dirigente Rosauro su Facebook-  per comprendere quanto il messaggio a cui rimandano quei versi inneggia allo stupro e all’omicidio cioé a reati precisi previsti dall’art. 414 del nostro codice penale. Io sono convinta che il servizio pubblico radiotelevisivo non possa giustificare la presenza al Festival della canzone italiana, trasmesso in eurovisione, di un personaggio così discusso e rischiare di sdoganare il “femminicidio” e la violenza quale ricerca e pratica del piacere per una manciata di ascolti in più. Credo anche che in questa circostanza alla scuola spetti il compito d’interrogarsi sui significati e significanti che una tale esposizione mediatica in Rai può determinare: che cosa lasciamo intendere ai nostri ragazzi, già così rigurgitanti di “cannibalismo cibernetico”, martellati da erotismo violento e coattivo, quasi incapaci di riconoscere nell’eros la forma più profonda di libera interazione con l’altro? Non può essere sufficiente approvare leggi né partecipare a liturgie con le scarpette rosse; non basta perché se davvero vogliamo lavorare per ridurre la violenza sulle donne, dobbiamo passare necessariamente dalla formazione e quindi anche da una questione come questa di Cally a Sanremo.
Chi come me ha la responsabilità “istituzionale” della formazione di ragazzi e ragazze in età adolescenziale non può fare finta di niente ed abbozzare un teorico quanto generico esercizio di libertà Credo- conclude la Dirigente-  che tutti abbiamo il dovere di assumerci la responsabilità di difendere il diritto dei nostri ragazzi a crescere liberi dai condizionamenti di un sistema economico perverso che ha da sempre individuato nella loro fragilità solo una macchina per “fare soldi”. A maggior ragione, coloro a cui é affidata la formazione dei minori hanno un dovere in più, insito nel proprio ruolo e funzione, che li deve fare “saltate dalla sedia”, intervenire, protestare perché i nostri ragazzi vengono prima di ogni cosa”.

«Inutile riempire le strade con le scarpette rosse e fare manifestazioni contro il femminicidio – ha detto la dirigente Angela Rosauro  – se poi la tv pubblica, con il grande megafono dell’Ariston, consente di sdoganare la violenza sulle donne ed il femminicidio. Non possiamo dare questo esempio ai nostri ragazzi, ai giovani, ai quali cerchiamo di trasmettere i valori del rispetto dell’altro e della non violenza». Nella petizione, che ha fatto il giro d’Italia in meno di 24 ore, e indirizzata alla Commissione parlamentare di vigilanza Rai, i firmatari «a nome di tutti i bambini e le bambine e di tutti i ragazzi e le ragazze a cui ci rivolgiamo ogni giorno affinché costruiscano un armonico progetto di vita personale e sociale», scrivono che è «vergognoso nonché pericolosissimo, in termini educativi e formativi, che sia concessa la partecipazione al festival della canzone italiana di Sanremo, al rapper Junior Cally che non disdegna nelle sue canzoni di definire le donne e il rapporto con esse con versi discutibili».

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