Portici – “Ci potrebbero essere gravi ripercussioni sulla salute pubblica”. L’Unione Donne Italiane sullo sfratto al Consultorio di Portici

Proteste, promesse, slogan, manifesti e impegni a nulla sono valsi. E’ ufficiale già da tempo. Una sentenza impone, a Gennaio, lo sfratto nei locali di Portici, oggi adibiti a Consultorio.

Nessun accordo tra le parti per il rinnovo del fitto della struttura di Corso Umberto, da oltre dieci anni presa in gestione dall’Asl e allestita ad uso consultorio familiare. Uno sfratto esecutivo vieta la permanenza del presidio che tutela la Salute delle Donne, dei Bambini e delle Famiglie, nonostante gli stessi proprietari dell’immobile abbiano cercato di evitare il trasferimento del servizio sanitario, esprimendo la volontà di ridurre notevolmente il prezzo del fitto. Fitto che prevede l’utilizzo di circa 15 stanze che permettono agli specialisti di svolgere il  proprio lavoro con tutti i comfort necessari e ai pazienti di essere assistiti con dignità.

Sul caso è intervenuta ancora una volta l’Unione Donne Italiane, dimostrando attaccamento e sensibilità sulla vicenda: “Un importante servizio per le Donne e per le Famiglie, gestito da una Donna, rischia di essere smembrato e smantellato per volontà di un’atra donna, la dirigente del distretto ASL Napoli 3– hanno detto le attiviste UDI a Portici – Una sentenza impone a breve lo sfratto dei locali e noi vorremmo sapere che fine farà il consultorio di Portici, dato che ad oggi non si conosce realmente la destinazione del servizio. Si parla di un trasferimento degli uffici e dei locali nella palazzina del Mercato Coperto di Portici che versa, da quanto sappiamo, ancora in condizioni critiche e che difficilmente potrà essere, dunque, pronta, a nostro avviso, prima dello sfratto. Nel frattempo che la palazzina sarà pronta, che fine farà questa importante realtà, orgoglio dell’intera città di Portici?! Noi dell’UDI vorremmo chiedere una cosa al governatore della Regione Campania, Enzo De Luca: quali sono le ragioni che vietano il fitto della struttura che per anni ha ospitato il consultorio e che consentono, invece, ad Ercolano, San Giorgio a Cremano e comuni limitrofi di ricercare nuove sedi da fittare?! Si parla tanto di prevenzione: ma come si fa a parlare di prevenzione in questo Paese quando si permette lo sfratto di un servizio del genere che potrebbe comportare anche gravi ripercussioni sulla salute pubblica dei cittadini porticesi e non?!“.

Nonostante i numeri di eccellenza (circa tremila prestazioni di ginecologia l’anno; oltre seimila vaccinazioni1600 assistenze psicologiche600 prestazioni annuali di mediazione familiare1500 accessi per l’area neuropsichiatrica e ancora corsi di preparazione al parto e spazio dedicato agli adolescenti) e il corteo di protesta, a gennaio 2017, che ha visto una straordinaria mobilitazione politica e cittadina, un grosso punto interrogativo mina ancora le sorti del’importante presidio sanitario porticese.

Il rischio reale, secondo l’UDI, è che il servizio possa essere smembrato “nonostante – ribadisce l’Unione Donne Italiane– per la Legge consultoriale 405 del 1975, la 194/78 e quella 34 del 1996 debba essere facilmente raggiungibile e possibilmente in sede limitrofa ai servizi  sanitari e socio assistenziali del distretto, senza barriere architettoniche, in ambienti accoglienti, nel rispetto della normativa per l’edilizia sanitaria e delle diverse esigenze della popolazione di ogni età maschile e femminile; in particolare dei bambini, delle donne e degli adolescenti“: “L’utenza ed i cittadini di Portici – tuonano ancora le donne dell’UDI – necessitano di un consultorio centrale, unito, non smembrato in continuità con i percorsi assistenziali attivati e già prenotati e programmati. Cosa si sta pensando di fare per garantire i numeri di eccellenza del presidio?!”

 

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