POLVERIERA PONTICELLI – L’affondo dello Stato: 11 fermi per racket e camorra. C’è anche il presunto boss De Martino

La Procura della Repubblica di Napoli ha emesso 11 fermi di polizia giudiziaria nei confronti di altrettanti indagati per estorsione a Ponticelli. Si tratta della prima, immediata misura adottata dopo gli ultimi gravissimi episodi che hanno di fatto riaperto gli scontri armati nella faida che oppone il cartello capeggiato dal clan de Luca Bossa al clan De Micco, detti Bodo. La settimana scorsa a caderesotto i colpi dei sicari un ragazzo incensurato, Carmine D’Onofrio che sarebbe diventato papà tra un mese. Carmine, che con la camorra non c’entrava nulla, avrebbe pagato con la vita l’essere il figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, il fratello del capoclan Antonio De Luca Bossa (‘o sicc) da diversi anni in carcere.

Due gli episodi scaturiti dalle indagini di polizia e carabinieri che hanno portato in carcere le 11 persone, tra le quali figura anche il presunto boss Salvatore De Martino: il primo si riferisce ad una presunta estorsione ai danni di una donna titolare di una piazza di spaccio nel quartiere dell’area orientale (sarebbe stata brutalmente picchiata dai suoi taglieggiatori); il secondo al pizzo imposto ad un parcheggiatore. Proprio per prevenire ulteriori episodi di violenza, ha spiegato il procuratore, Giovanni Melillo, si è deciso di accelerare procedendo ai fermi. A finire nelle maglie della giustizia: diversi esponenti dei clan Casella (Luigi Austero e Nicola Aulisio già detenuti in carcere), i fratelli Eduardo Casella e Giuseppe Casella e gli esponenti del clan De Martino, gli ormai celeberrimi “XX”. Finiti in manette anche Giovanni Rinaldi, Giovanni Mignano, Youssef Christian Hathrouby, Salvatore De Martino, sua moglie Maria, Francesco Pignatiello e suo figlio Pasquale Pignatiello

 

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