Polveri sottili: a Pomigliano d’Arco superato per 32 volte il limite massimo di emissioni

Pomigiano D’Arco – il giorno del 1 aprile, gli abitanti di Pomigliano D’Arco e comuni limitrofi,si sono svegliati con una nebbia insolita. Tale fenomeno non è dovuto ad un semplice fenomeno atmosferico, quanto piuttosto all’ennesimo sforamento del livello massimo di emissione di pm10. I dati ARPAC relativi al 31 marzo infatti stimano che la media giornaliera raggiunta è stata di 73 microgrammi, contro i 50mg massimo previsti dalle normative europee. L’altro dato preoccupante è riscontrabile nel fatto che dall’inizio dell’anno 2017, i giorni in cui si è superato il livello massimo sono 32; tenendo presente che per avere un’aria idealmente respirabile, questo limite non dovrebbe essere sforato per più di 35 giorni su 365.

Ma cos’è il pm10? Con questa formula si intendono le polveri sottili, il particolato prodotto dalla combustione dei motori a scoppio e nei processi di trasformazione industriale: è particolarmente insidioso in quanto molto piccolo e facilmente respirabile da tutti gli esseri viventi.

Nella zona compresa tra Napoli e Caserta, le centraline rilevano quantità di pm10 nettamente superiori a quelle di tutte le altre zone,compresa quella di Napoli centro. Questo è dovuto in primo luogo alla particolare morfologia del territorio caratterizzata da una depressione del territorio, circondato poi da rilievi di una certa importanza, quali il Monte Somma e i monti dell’avellinese. I venti di conseguenza, transitano dalla città di Napoli e trovando difficoltà nello spostarsi altrove, importano le polveri sottili dalla città a questi territori, andandosi ad unire alla già cospicua quantità di particolato prodotta nella zona. In secondo luogo, i fattori che contribuiscono all’aumento delle emissioni sono attribuibili alla mancanza di un piano per il traffico coerente e gestito in maniera corretta e in ultima analisi ad un parco macchine inadeguato. Pertanto le pm10 riscontrate sono di provenienza locale,regionale,nazionale e mondiale. L’impegno degli amministratori locali sembra volto a scovare chi sono i soggetti inquinanti, pertanto tale impegno non sembra orientato nel verso giusto.

A livello regionale esiste un piano per la qualità dell’aria che presenta, almeno sulla carta, buone caratteristiche. Il piano in questione “Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria” è stato elaborato nel 2005 e approvato dal Consiglio Regionale della Campania nel 2007; al suo interno sono previsti una serie di provvedimenti da attuare al fine di garantire la salubrità dell’aria. Innanzitutto le zone di interesse vengono classificate e codificate in base alla condizione in cui versano; la zona di Pomigliano D’Arco, compresa nell’area di Napoli e Caserta è classificata come zona IT0601 “da risanare”; il che ci lascia intuire il livello di pericolosità dell’aria che respiriamo. Il piano regionale è stato comunque aggiornato nel 2014 in quanto, il testo originale presentava qualche criticità, in particolare in merito all’installazione di centraline per il rilievo dei livelli di pm10. In una prima fase infatti, le centraline erano installate solo nei capoluoghi della Campania; di conseguenza non si era a conoscenza della grave condizione in cui versa la nostra piana. Dal 2014 sono state installate alcune centraline anche in provincia, una in particolare nella zona industriale di Pomigliano D’Arco. I dati scientifici sui rischi ci vengono forniti da Luigi Parrella, funzionario del dipartimento di Ingegneria Chimica e Produzione di Materiali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; esperto ma soprattutto cittadino, che ha scelto di attivarsi perché “stanco di vedere le persone ammalarsi senza poter fare nulla”. Il Sig. Parrella ci dice inoltre: “occorre informare i cittadini tutti, coinvolgerli e renderli consapevoli della necessità di modificare gli stili di vita; quando si parla di impatto ambientale si parla di acqua, di terra, ma non si parla mai di aria. Eppure il problema c’è”. Dal quadro che emerge dalle ricerche si evince che la visione delle istituzioni, orientata a scovare chi inquina dovrebbe semplicemente cambiare; basterebbe semplicemente applicare il piano regionale vigente. Gli obiettivi previsti dal piano regionale infatti dovevano essere centrati nel 2010, e, attualmente non vi sono stati miglioramenti.

Ed è proprio la sfera politica a costituire l’ulteriore problematica. A volte per negligenza,in altri casi per una cultura politica diversamente orientata, non si prende nella giusta considerazione la situazione.  In realtà già i limiti massimi cui si fa riferimento per le normative europee rispondono ad esigenze politiche piuttosto che ad un livello ideale di respirabilità dell’aria; difatti la stima della OMS prevede un limite massimo di 20 mg massimo contro i 50 previsti in Europa.  Dalle centraline della nostra zona le medie annue sono sempre oltre i limiti, nonostante nel Comune di Pomigliano D’Arco si stia muovendo qualcosa in direzione del piano regionale. Durante il nostro confronto con il signor Parrella emerge che la situazione non è per niente rosea: “non sento di esagerare quando penso che ci sono giorni in cui dovremmo indossare le mascherine per uscire di casa, come avviene in Cina”.

L’ennesima difficoltà che incontrano coloro che intendono lottare in direzione dell’informazione e il miglioramento della qualità dell’aria è relativo alla totale assenza di attenzione mediatica sulla problematica relativa a una zona che ha tanto bisogno di  interventi quanto mai tempestivi.

Domenico Modola

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