Oggi si celebra la Giornata mondiale della Libertà di Stampa, per non dimenticare le colleghe e i colleghi morti

giornalisti uccisi

Cosimo Cristina (1935-1960), Termini Imerese (Palermo), Mauro De Mauro (1921-1970), Palermo, Giovanni Spampinato (1946-1972), Ragusa, Giuseppe Impastato (1948-1978), Cinisi, Mario Francese (1925-1979), Palermo, Giuseppe Fava (1925-1984), Catania, Mauro Rostagno (1942-1988), Lenzi di Valderice (Trapani), Giuseppe Alfano (1945-1993), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Giancarlo Siani (1959-1985), Carlo Casalegno (1916-1977), Walter Tobagi (1947-1980), Italo Toni e Graziella De Palo, scomparsi in Libano il 2 settembre 1980, Almerigo Grilz, (1953-1987) morto in Mozambico, Guido Puletti (1993), Bosnia, Marco Luchetta, (1952-1994), Mostar (Bosnia) insieme agli operatori della Rai di Trieste Alessandro Ota e Dario D’Angelo, Ilaria Alpi (1961-1994), Mogadiscio, Somalia, con l’operatore Milan Hrovatin, Gabriel Gruener (1963-1999), Brazda, Macedonia, Antonio Russo, (1960-2000), Tiblisi, Georgia, Maria Grazia Cutuli (1962-2001), Afghanistan, sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul. Insieme a lei uccisi: l’inviato di El Mundo Julio Fuentes e due corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari, Raffaele Ciriello (1959-2002), Ramallah, Cisgiordania, Enzo Baldoni (1948–2004), Najaf, Iraq, Vittorio Arrigoni (1975-15 aprile 2011), Gaza, Andrea Rocchelli (1983-24 maggio 2014) , Slavianks, Ucraina, Simone Camilli (1979-13 agosto 2014) Gaza: i nomi, i cognomi e il luogo dove hanno barbaramente perso la vita i colleghi giornalisti italiani, morti in giro per il mondo. Oggi ricorre la giornata della LIBERTA’ DI STAMPA, noi la dedichiamo a chi è morto per il mestiere. A chi aveva l’unica colpa di voler raccontare attraverso il mestiere più bello del mondo, quello che accade intorno.  “Io ho un concetto etico di giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, e le violenze che non è stato mai capace di combattere”: questo il pensiero di Giuseppe Fava, giornalista ammazzato dalla mafia.

 

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