LE RIFLESSIONI DI DON DANILO – IL BENE NASCOSTO DEI PICCOLI GESTI: “E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata».” (Lc 13,20-21)

 

Le grandi emergenze che la situazione attuale ci presenta ogni giorno ci fanno credere che la soluzione a tutte le povertà della nostra società possono essere risolte soltanto da gesti rivoluzionari o da grandi cambiamenti. Cosa ci ha indotto a credere che sono le grandi rivoluzioni ad apportare cambiamenti e migliorie alle grandi problematiche che attanagliano la società?

Se osserviamo con attenzione la Storia di Salvezza operata da Dio con il popolo d’Israele nel Sacro libro della Bibbia, notiamo una pedagogia completamente differente da quella generalmente usata dagli uomini d’ogni tempo. Oggi, anche inconsapevolmente, siamo tutti schiavi delle grandi masse, dei grandi numeri, dell’importanza dei followers, dell’auditel, dei likes ed il numero dei compratori di giornali sono diventati i parametri necessari per far passare un’idea, uno stile, una moda che si speri porti poi a quelle rivoluzioni sociali, morali, politiche ed economiche delle quali tutti noi sentiamo l’esigenza.

Come scrivevo, Dio usa una pedagogia differente. I due versetti del tredicesimo capitolo di Luca che ho utilizzato come sottotitolo a questo breve articolo, sono paradigmatici ed esemplificativi in tal proposito. Gli anni, i mesi, le settimane, i giorni, le ore, i minuti ed i secondi sono multipli e sottomultipli gli uni degli altri. Come non si può non riconoscere che gli anni non siano suddivisi in mesi, giorni, ecc. Come non si può non riconoscere che nel processo inverso i secondi sommati tra di loro non formino i minuti, le ore, i giorni, ecc. Così, dunque, vale per il nostro agire. Le grandi rivoluzioni, i cambiamenti epocali, le correnti di pensiero e quant’altro non possono non nascere che da piccoli e privati gesti che si propagano a macchia d’olio perché riconosciuti da tanti come necessari in un determinato contesto sociale. E’ un singolo gesto, una semplice parola, un discorso, un libro, un singolo stile di vita che diventa rivoluzione e cambiamento già nel piccolo. Toccherà poi ad altri individui accorgersi di tale potenzialità, assumere tali atteggiamenti o idee e diffonderne liberamente la loro positività. Dio ci chiede di essere lievito nella massa e per la massa. Dio ci chiede di non lasciarci scoraggiare e distrarre dalle tante catastrofi umane e naturali delle quali possiamo essere testimoni, o peggio, protagonisti passivi. Essere e rimanere lievito sono i consigli che Dio ci da per far crescere la massa. Ogni gesto da noi compiuto non dovrebbe mai avere il sapore della grande rivoluzione o del grande riconoscimento a tutti i costi da parte di chi ci sta intorno. Da quest’ultimo aspetto deriva quella mania di protagonismo che non serve ad altro che avvelenare le relazioni e soffocare i progetti di bene che cercano di farsi largo tra il male del mondo. La consapevolezza di fare il bene non per la rivoluzione o il cambiamento finali ma perché è bene in sé, libera la mente da ogni pesantezza e dona al cuore quello slancio e quella leggerezza necessari per compiere quel bene che ha il sapore del disinteresse e dell’autenticità. Oggi più che mai si ha l’esigenza di ripartire dal basso, di ridare importanza a quei piccoli gesti che sommati tra loro sono capaci di creare e diffondere quel cambiamento al quale tutti aneliamo. Immaginiamo per un momento, alla John Lennon maniera, se tutti coloro che gestiscono denaro pubblico, mettessero in atto l’onestà in tutte le loro azioni… Sono sicuro che tanti problemi, se non tutti, di natura economico-sociale si risolverebbero tranquillamente. Vogliamo estendere questo esempio, alla sanità, alla scuola e perché no, anche alla Chiesa?

Dio ci ama e non vuole che nessuno si faccia carico più di quello che gli spetta. Ripartiamo da noi, dalle nostre private decisioni e da ogni singolo gesto nascosto. Questo ci rende tutti protagonisti della vera ed unica Rivoluzione, quella dell’amore. L’amore non avrà mai il carattere della massa ma sempre dell’individualità intesa come personale ed unica. L’amore non può essere “in serie”, l’amore è “artigianale” perché fatto su misura. Mi si permetta di citare un antico e bel proverbio napoletano: Una mano per uno ajezzamme o cummò. Diamo la nostra mano ed il nostro impegno in quello che ci compete fare ogni giorno in tutti i contesti dove siamo chiamati a vivere e vedremo lievitare la massa intorno a noi.

Don Danilo Mastrogiacomo

Sacerdote della Chiesa della Santissima Annunziata – Borgo di Trocchia

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