L’AMORE, L’AMICIZIA, LA FELICITA’ – Ecco  “Con i fari negli occhi” il romanzo d’esordio di Shada P. Conley: un viaggio , alla ricerca della consapevolezza e della maturità delle scelte

Portici –  “Con i fari negli occhi” è il romanzo d’esordio di Shada P. Conley, un’opera prima sorprendente: quattro amiche alla ricerca dell’amore e della felicità si avventurano nei sentieri della crescita, alla ricerca della consapevolezza e della maturità delle scelte.  Un viaggio fatto di scoperte e delusioni, incontri sbagliati e amori invincibili. Vicende che si inseguono e si intrecciano attraverso i riti degli aperitivi e delle telefonate compulsive, in un caleidoscopio di emozioni, aspirazioni e sogni che segneranno per sempre l’esistenza delle protagoniste. Sara e Serena, Paola e Sofia non hanno più vent’anni eppure non posseggono la saggezza e il distacco di chi a quasi 40 anni vorrebbe avere “tutti i tasselli a posto”. Dimentiche che, soprattutto se si intende cambiare, non c’è nulla di “sbagliato nel voltare pagina e riprovarci”.

Nel romanzo le quattro donne vivono relazioni sentimentali diverse ma in fondo comuni: dalla storia d’amore appagante (e rara) alla vicenda più adrenalinica e passionale, passando per quella abitudinaria e un po’ spenta fino alla gabbia della violenza, fisica e psicologica. Le amiche sono accomunate, in un’età di mezzo, da spinte solo in apparenza contrastanti: troppo giovani per rinunciare alle passioni ma ancora incerte, si ritrovano a vivere esperienze, anche strazianti, sedotte dal desiderio di un amore rassicurante, che duri una vita. Nel tentativo, talvolta disperato e disperante, di compensare i debiti affettivi del passato col fuoco abbagliante del desiderio. Incapaci, almeno alcune, di cogliere il valore autentico delle persone e, quindi, di valutare e scegliere serenamente. Di ‘leggere’ gli uomini per quel che sono e non per quel che appaiono, per l’appeal e l’immagine che proiettano. Un colpo di scena finale stordisce poi il lettore, con un fascio di luce raggelante sulla disperazione a cui possono condurre il dolore e la delusione.

Ambientato tra Napoli, Roma e gli Stati Uniti il libro, pur nella diversità dei registri narrativi, dove al parlato dei dialoghi si alternano perle di saggezza fulminante, svela – attraverso un’amicizia che resiste agli urti della vita – la forza salvifica del perdono, che “un errore non è davvero un errore, anche se spesso te ne accorgi dopo” come dice Shada Conley, perché, continua l’autrice “non sono gli anni che passano a renderci più saggi, ma le esperienze forti, che ci segnano e ci permettono di passare a uno step successivo. Ci sono momenti particolari in cui siamo pronti a recepire un insegnamento ed è lì che scatta una sorta di interruttore, di click. Da quel momento in poi non siamo più le persone di prima o, meglio, lo siamo ma diventiamo più consapevoli e resistenti”.

“Ho avuto una vita particolarmente densa – rivela la giovane scrittrice in flusso di coscienza – un po’ per le esperienze vissute, un po’ perché non sono mai riuscita a restare ferma in un angolo… Non ho avuto paura, anche se l’emotività a volte mi paralizza, ma mi sono buttata e ho cercato di vivere tutto sempre appieno, ovunque, in Italia e negli States. Questo mi ha permesso di accendere tanti interruttori e mi ha portato alla soglia dei 40 anni a voler fare ordine dentro di me. Ho sentito, forte, la necessità di rallentare e di fare chiarezza. Dovevo capire – dice a voce bassa – quanto dolore avessi ‘investito’ e incanalato, non volevo e non potevo più soffocarlo e mi serviva capire cosa potessi fare per amare di più la persona che sono – limiti, difetti e unicità comprese – perché come recita un mantra che amo molto: Se il dolore ti ha incattivito, allora lo hai sprecato”.

Il dolore come limite valicabile e lievito per la crescita, così come il perdono e la forza carsica dei sentimenti sono elementi cardine nella narrativa di Conley, che racconta tutto con un accento sincero, intimo e generoso, senza edulcorare la realtà.

“Così – aggiunge la scrittrice – una mattina d’estate, ho cominciato a scrivere e da quell’istante per circa due mesi non ho mai smesso. Scrivevo ovunque – a casa, in spiaggia, anche durante il pranzo e la cena – e su qualsiasi superficie: fogli, quaderni, cellulare, pc. Alla fine – sussurra – mi sono sentita svuotata, libera dal peso che portavo dentro e pronta a ricominciare la mia vita, con tanti click alle spalle e la determinazione che si acquisisce solo imparando ad amarsi e a perdonarsi. Avendo finalmente sgombrato il campo dagli equivoci: sbagliare è inevitabile e, soprattutto, si può sempre ricominciare. Proprio dai punti di sutura dell’ultima ferita, dal confine che chiude la porta all’ultimo errore”.

Con i fari negli occhi è edito da Vocali editrice (256 pagine, 13.50 euro). A maggio è già uscita la seconda ristampa. Shada P. Conley, 38 anni, Italo-americana, trascorre la sua infanzia negli Stati Uniti, vivendo in California, a San Diego, e nel Wisconsin, seguendo il padre militare. Ancora bambina arriva in Italia, a Napoli, e a 19 anni si trasferisce a Milano dove vive da sola per sei anni. A 25 anni ritorna a Napoli, città che ama. Qualche anno dopo si innamora di un uomo che le darà stabilità e più tardi una figlia. Oggi vive a Portici, in provincia di Napoli, e insegna inglese.

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