La villa del Boss torna nella mani del Comune di Portici: “A breve la riapertura”

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Dopo 16 anni di incuria e degrado la vecchia residenza del Boss ritorna nelle mani del Comune di Portici. Questa mattina, all’esterno di Villa Fernandes, è stato definitivamente e ufficialmente risolto il comodato d’uso del bene, confiscato nel 1999 al Clan Rea, e mai aperto alla fruizione pubblica, nonostante i lavori di riqualificazione del 2009, e l’affidamento della struttura alla Curia Arcivescovile di Napoli nel 2011.

Soddisfazione è stata espressa dal Sindaco Nicola Marrone che promette l’immediata riapertura della Villa: “Sono soddisfatto per l’intesa raggiunta con la Curia, la cui sensibilità ha permesso di anticipare la riconsegna del bene rispetto ai tempi previsti dal contratto. – ha detto il primo cittadino – Si apre così una nuova stagione per questo simbolo di lotta al mal-affare, da restituire immediatamente alla collettività con finalità sociali. Ringrazio il consigliere Mauro Mazzone per la sagacia politica e l’impegno profuso”.

Il giovane leader della lista GO! (Giovani Organizzati), dopo aver promesso la riapertura del bene a Novembre dello scorso anno, a termine di un evento di pulizia proprio all’interno dell’ex residenza del Clan Rea, ha intensificato i rapporti con la Curia per la riconsegna dell’immobile: “Oggi è una data importante – ha detto Mauro Mazzone – che interrompe quasi due decenni di incuria.  Ma siamo solo a metà dell’opera. Raggiungeremo il nostro obiettivo quando questa Villa sarà nella piena disposizione per la cittadinanza. Solo così faremo rivivere lo spirito della legge Pio La Torre ed eleveremo a simbolo del contrasto alla Camorra questo bene confiscato.”

UN DEGRADO LUNGO 16 ANNI

Quella di Villa Fernandes è la storia di un degrado e di un abbandono lunghi 16 anni. Il 17-5-1999 il Ministero delle Finanze  consegnava la struttura, confiscata al Clan Rea nel 98 con la sentenza della corte di cassazione del 26 Gennaio, al Comune con l’impegno di adibire l’immobile, una villa in stile Liberty a due livelli, con una depandance e parco annesso di 800 mq, a finalità sociali: “in particolare – come si legge sul verbale di consegna – un servizio sociale rivolto ai minori a rischio con centro studi di formazione per gli operatori del settore, un centro di prima accoglienza e un centro polifunzionale finalizzato al miglior utilizzo del tempo libero.”

Con l’adesione del Comune di Portici al Consorzio S.O.L.E., il 21-10-2003, la struttura veniva affidata all’ente provinciale che si occupa della gestione dei beni confiscati.  Dopo i lavori di riqualificazione del 2009, costati all’incirca due milioni di euro, e finiti nel mirino della magistratura in un’inchiesta che vede indagati 23 tra ex amministratori, politici, dipendenti comunali ed imprenditori, la magnifica casa del boss, nel 2011, veniva consegnata, tramite un protocollo d’intesa tra l’Amministrazione Cuomo, la Provincia di Napoli e il consorzio S.O.L.E., alla Curia Arcicescovile di Napoli, che, a sua volta, con un sub-comodato d’uso, affidava il bene all’Associazione la Tenda, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti.

Nonostante i vari affidamenti l’abitazione di “Casa Rea”, clan operante sul territorio di Volla e Casalnuovo, non è mai stata aperta al pubblico; da qui la decisione del consiglio comunale di Marzo 2014 di uscire dal Consorzio SOLE (15 voti favorevoli e 10 assenti): poichè – come si legge nella Delibera di Consiglio – “non si è avuto un significativo ritorno in termini di servizi”.

Nel Luglio 2015 diventano così più forti e costanti i contatti tra l’Amministrazione Marrone e l’Arcidiocesi di Napoli, che hanno portato, questa mattina, alla riconsegna del bene al Comune di Portici.

Dario Striano

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