LA PONTICELLI DEI MURALES. LUCI DI ARTISTA E STREET ART NELLA PERIFERIA EST DI NAPOLI

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Luci d’artista nella Periferia Est di Napoli: “Terra di Mezzo” contesa tra eserciti di orchi in battaglia per il dominio del narcotraffico in quella che è considerata dalla DIA, la Nuova Scampia vesuviana. Mille colori di cultura, arte, tradizione ed integrazione a Ponticelli, quartiere periferico di Napoli, dove opera il primo distretto della creatività urbana, Inward. Lo scorso 10 febbraio è stata inaugurata una nuova opera di street art sulle facciate del Parco Merola, complesso di abitazioni di edilizia popolare situato nella periferia orientale del capoluogo campano.

Il murales, ad opera dell’artista triestino Mattia Campo dall’Orto, prende spunto dai volti delle persone che vivono nel quartiere: otto in totale, principalmente bambini. Due leggono un libro e dalla loro immaginazione nascono le figure basate sui residenti del parco e ritratte nella sfera in alto, sovrastata poi dalla frase di Umberto Eco: “La lettura è un’immortalità all’indietro”. Citazione che rimarca l’obiettivo dell’opera, volta a sensibilizzare i bambini alla lettura, “arma” con cui i più giovani riescono ad elevare l’ordinario a straordinario. “Vogliamo portare lo straordinario in Periferia – ha detto Luca Borriello di Inward – e non solo attraverso i murales ma con un’azione generale di creatività. L’inaugurazione dell’opera di Mattia, realizzata attraverso il supporto del Forum Regionale della Gioventù e del Comune di Napoli, con la collaborazione di Psicologi in Contatto, rete di professionisti che offre un servizio di ascolto ai bambini del quartiere, è avvenuta, infatti, proprio al primo giorno di un nostro progetto di bookcrossing: una copia del capolavoro letterario dell’artista 600esco Giambattista Basile, “Lo cunto de li cunti“,  tradotta in italiano, verrà distribuita ad ogni palazzina del parco Merola e potrà essere scambiata dai ragazzi del quartiere che potranno poi discutere del libro a Giugno”.

Jorit Agoch

Continua, dunque, l’azione del nuovo Distretto della Creatività Urbana a Ponticelli. Già tra inizi Maggio e fine Luglio, tre enormi murales erano stati realizzati nelle palazzine del Parco Merola.

Ad aprire il percorso culturale “Ael. Tutt’egual song e creature”: l’opera dell’artista Jorit Agoch che riprende una nota canzone del musicista e cantante napoletano Enzo Avitabile. Realizzato grazie al contributo dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione razziale e del Dipartimento delle Pari Opportunità della presidenza del consiglio dei Ministri, il murales vuole mandare un messaggio di speranza nella lotta ad ogni tipo di razzismo, e promuovere l’integrazione tra razze e culture diverse. Il volto dolce di una bambina rom dagli incantevoli, tristi  ma determinati occhi verdi osserva lo stradone che costeggia la Villa comunale, a pochi passi proprio dal luogo in cui nel 2008 vennero incendiati i campi nomadi.

Zed1

I libri e lo strummolo ai piedi del ritratto non solo raffigurano il tema dell’inclusione sociale, ma è come se introducessero “‘A pazziella mman ‘e criature”: il murales di Zed1 posto all’esterno di un altro edificio del Parco Merola, e promosso dall’Rotary Club Campania-Napoli. Un burattino di legno, simile a Pulcinella, maschera carnevalesca tipica della tradizione partenopea, con un solo braccio, si avvinghia al joystick di una console, mentre osserva la caduta di un altro giocattolo, schiantatosi rovinosamente al suolo. Ideato, così come tutte gli altri, tramite l’ascolto dei ragazzini del quartiere, il disegno mostra l’evidente contrapposizione tra vecchio e nuovo: una battaglia generazionale che sembra denunciare la nuova moda ossessiva dei “social networks” e dei videogames.

Ricky e Loste

Il gioco è protagonista anche del terzo murales, “Chi è vulut ben nun s’o scorda” dei siciliani Rosk e Loste: inserito nel programma “In strada c’è colore”, ideato sempre tramite partecipazione collettiva, e finanziato dalla nota industria “Ceres”. Due ragazzini con maglie da calcio, una del Napoli e l’altra dell’Argentina, sono “ripresi” durante un’azione di gioco, proprio a due passi da un vecchio campetto di cemento. Chiaro il riferimento e la dedica al “Dio del Calcio”, Diego Armando Maradona, evidente anche nel titolo che traduce in dialetto il “chi ama non dimentica” di magliette, sciarpe e striscioni dei supporter partenopei.

Esempi di “arte di strada” compiuti grazie alla sinergia con il pubblico, il privato e l’associazionismo, che cercheranno di illuminare le periferie annientando il buio dell’ignoranza, del razzismo e del crimine organizzato. Perché “Napul’ é Mille culture”… così come la sua periferia.

Dario Striano

 

 

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