LA GUERRA DI CAMORRA A PONTICELLI – SAREBBE DIVENTATO PAPA’ TRA UN MESE: CARMINE UCCISO COME UN BOSS PERCHE’ FIGLIO DI PEPPE DE LUCA BOSSA 

Ucciso come un boss anche se con la camorra non i aveva a che fare. E’ il figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, a sua volta fratello di Antonio De Luca Bossa, elemento di vertice dell’omonimo clan di camorra del quartiere Ponticelli di Napoli, Carmine D’Onofrio (la foto è tratta da www.napolitan.it il giornale diretto da Luciana Esposito), il 23enne incensurato, morto dopo essere stato ferito gravemente con colpi di pistola la scorsa notte a Napoli.  L’ergastolano Antonio De Luca Bossa, detto “Tonino ‘o sicco” è ritenuto dagli inquirenti uno dei criminali più pericolosi della camorra partenopea. Il clan da poco più di un anno, secondo gli inquirenti, ha guadagnato posizioni nello scacchiere malavitoso di Napoli est.  D’Onofrio è stato colpito in strada, intorno alle 2, mentre era insieme con la compagna. Il decesso è sopraggiunto nel pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania, a causa delle gravi ferite riportate. Sette i bossoli calibro 45 repertati sul luogo della tragedia dai Carabinieri. Sull’accaduto indagano la i militari della compagnia di Poggioreale e del Nucleo investigativo di Napoli, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

il boss ergastolano Antonio De Luca Bossa

Il filo rosso porta dritto alla faida di Ponticelli, agli scontri tra clan che si sono inaspriti quando i De Martino sono stati isolati dai De Luca Bossa e dai Casella e, negli stessi mesi, c’è stato il ritorno nel quartiere di Marco De Micco, detto il “Bodo”. A quest’ultimo era indirizzata la bomba che è stata fatta esplodere pochi giorni fa in via Luigi Piscettaro.

L’omicidio di Carmine D’Onofrio potrebbe essere una risposta a quell’intimidazione. E c’è un precedente, risalente a diversi anni fa: nel 2013, nel pieno della faida tra i D’Amico e i De Micco, nel rione Conocal furono ammazzati due ragazzi, il 21enne Gennaro Castaldi e il 19enne Antonio Minichini. Il primo, considerato vicino ai D’Amico, era il reale obiettivo dell’agguato. L’altro, Antonio Minichini, fu ucciso soltanto perché si trovava con lui. E anche lui aveva un cognome pesante: era il figlio del boss Ciro Minichini e di Anna De Luca Bossa, sorella di Antonio De Luca Bossa, ‘o Sicco.

 

 

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