LA CENERENTOLA DELLA SANITA’ CAMPANA – L’Ospedale Apicella di Pollena nuovamente sedotto e abbandonato. Dopo gli annunci della trasformazione in Covid 19 si avvia allo smembramento. Perchè?

POLLENA TROCCHIA – Quando qualche settimana fa l’assessorato alla Sanità della Regione Campania annunciò il rilancio di strutture ospedaliere per l’emergenza Covid 19, qualcuno all’Apicella di Pollena Trocchia tirò un sospiro di sollievo, perché quello che fino a quindici e vent’anni anni fa era una eccellenza (e una necessità) per il pronto soccorso attivo in un’area vasta come quella vesuviana e negli anni ha prodotto eccellenze professionali in ambito diagnostico, gastrointestinale, pneumologico, pediatrico e di medicina generale e poi lentamente ha assistito al suo smantellamento, aveva sognato un futuro diverso da quello della chiusura.

L’Ospedale titolato al Cavaliere Apicella di Pollena Trocchia che negli anni ha servito un’utenza ampia territoriale prima col pronto soccorso e poi con diverse strutture divenute eccellenza, ha poi vissuto un lento declino. Prima perché un piano sanitario regionale di diversi anni fa (era governatore della Regione Campania Antonio Bassolino) ne decretava la chiusura del pronto soccorso attivo, nel più totale silenzio degli amministratori locali, perché doveva essere sostituito da un modernissimo e avveniristico ospedale con sede a Pomigliano d’Arco, mai nato forse perché troppo avveniristico e poi lentamente sempre più smembrato nell’ottica di favorire il nosocomio di Nola e poi in un piano di decentramento degenerale della sanità, il nascituro, oggi realtà non ancora definitiva, Ospedale del Mare. Nel mentre sul territorio crescevano cliniche private (Nostra Signora di Lourdes e Villa Betania gestita da una Fondazione Evangelica). L’ospedale Apicella, da necessità ed eccellenza si è trasformato nella Cenerentola della sanità campana. L’annuncio a seguito dell’emergenza Coronavirus, di farne un centro specializzato per la cura di queste affezioni, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo ai medici e sanitari della struttura ma anche ai tanti cittadini di un’area vasta che nell’Apicella trovavano un vero e proprio punto di riferimento ospedaliero.

Oggi, dagli ultimi accadimenti, sembrerebbe che l’Apicella sia stato nuovamente sedotto e abbandonato, in quanto anzitutto i lavori per la riconversione a Covid 19 non sono ancora partiti (se non all’ingresso di quello che fu il pronto soccorso) e poi perché interi reparti sono stati trasferiti a Nola. L’unica costante assieme al declino è stato il silenzio dei sindaci e degli amministratori locali che sembrerebbero sordi alle problematiche dell’ospedale di Pollena Trocchia. “Un territorio che vede scipparsi un ospedale così importante come l’Apicella – dice la battagliera Annamaria Romano, tra le poche attiviste di una battaglia che non essendo mai stata sostenuta dalle istituioni è andata persa – è da incivili. I nostri territori hanno bisogno dell’ospedale”. L’Apicella, che vantava tra i migliori reparti di analisi e diagnosi, pneumologia, gastroscopia, radiologia, medicina generale e non in ultimo oncologia lentamente sta cedendo uomini e mezzi all’ospedale di Boscoreale (sotto inchiesta della Procura per un esposto di medici e infermieri) e a quello di Nola. “In un momento di emergenza  sanitaria nazionale che stiamo vivendo ,sentir dire che il presidio ospedaliero Apicella – ci confessa tra le lacrime una paziente del reparto di oncologia che preferisce l’anonimato – è destinato a chiudere  mi colpisce particolarmente.

Noi cittadini usufruiamo  dei reparti aperti qui senza  in questo modo affollare le grandi aziende ospedaliere di Napoli centro e degli altri Comuni. Tutto questo è una vergogna. Sono stata operata qui al reparto di senologia diretto  dal Dott.D’Aiuto a metà gennaio , e sono convinta che  in nessun altro ospedale sarei stata seguita così professionalmente bene”. Il reparto di analisi cliniche (diretto dal bravissimo dottor Michele D’Orazio), quello di gastroenterologia (altra eccellenza perché il dott. Sabatino Di Marzo è stimato a livello internazionale), quello di pneumologia fino a prima della pensione diretto dal dott. Pasquale Patriciello hanno prima avuto un rilancio ed oggi sono stati quasi del tutto smembrati. Di questi problemi se ne sono fatto carico diversi sindacalisti e medici, ma in un’ottica generale di sanità pubblica non è servito a niente. Negli anni diversi esposti sono stati presentati alla dirigenza All e alla regione Campania dal battagliero Vincenzo Sannino (tribunale per i diritti dell’ammalato), del cui esito non è dato sapere. “Gli amministratori locali – continua Annamaria Romano che fuori all’Apicella più volte ha apposto cartelli di protesta e qualche anno fa organizzò una fiaccolata per evitarne la chiusura – dovrebbero battersi per un patrimonio della collettività vesuviana e invece che fanno? Non mi riferisco solo all’amministrazione di Pollena Trocchia, ma anche a quella di Massa di Somma, di Cercola, di Volla, di San Sebastiano e di Sant’Anastasia, tutti comuni da anni serviti egregiamente dal personale infermieristico e medico dell’Apicella”. Dopo il danno, la beffa. Dopo gli annunci il nulla. E dopo la concessione del bollino blu ministeriale al reparto di pneumologia, anche questa è stata lentamente trasferita a Nola, dove sono stati dislocati al laboratorio di analisi anche i validissimi medici dell’equipe di D’Orazio: Furfaro, Tortoriello e Pirro. Quale è il disegno dell’assessorato alla sanità della Regione Campania? Perché l’unico presidio di Sanità pubblica su un territorio così vasto viene sempre sedotto e abbandonato? E soprattutto perché questo avviene nel totale silenzio delle governance locali? “Se vogliono chiudere l’Apicella – conclude l’attivista Annamaria Romano – a almeno avessero il coraggio di dirlo”. Vent’anni fa l’attuale Asl Na3 Sud, dopo una trattativa al fulmicotone che generò lo sfratto velocissimo dal convento al rione micillo delle suore carmelitane, acquistò da una cordata di imprenditori locali l’ex convento, anch’esso come l’Apicella abbandonato e oggi ridotto in malora. Perché negli anni nessuno ha detto niente?

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