Inchiesta Granatello – Parla l’altro imprenditore che ha denunciato gli ex Assessori e consiglieri comunali porticesi: “Avevo paura e non mi è mai passata”

Avevo paura al tempo e non mi è mai passata“. La confessione è di uno dei due giovani che ha denunciato protagonisti della scena politica locale. Nell’aula 117 del Tribunale di Napoli si è svolta l’udienza per il processo che vede indagati tre ex politici del Comune di Portici: gli ex assessori, rispettivamente ai Lavori Pubblici e al Patrimonio, Rosario Frosina e Pietro Iodici, e l’ex consigliere comunale, in quota PdCI, Ciro Nocerino, accusati di concussione per aver – secondo un’inchiesta diretta dalla pm Graziella Arlomede – abusato del loro ruolo politico nel minacciare due giovani imprenditori di un locale di movida all’interno del Granatello.

Dopo l’esame dello scorso 10 gennaio, quando a ripercorrere la vicenda è stato, uno dei due due gestori che avrebbe subito minacce e pressioni dagli ex attori politici sul territorio, difeso dall’avvocato Michele Iannone, Lunedì 16 Ottobre, a parlare è stato, invece, per ben cinque ore, in sede di esame e controesame, il suo socio in affari, assistito dal legale Giuseppe Ferrara, che ha ricostruito la sua versione dei fatti, risalenti al periodo tra la Primavera 2009 e il Dicembre 2010.

Sarebbe stato proprio lui, al tempo poco più che trentenne, ad aver presentato al socio in affari il potente Assessore della Giunta Cuomo, l’ingegnere Rosario Frosina. Ingegnere Rosario Frosina che il giovane imprenditore avrebbe conosciuto per motivi politici e con cui sarebbe nato un rapporto di amicizia anche in vista della campagna elettorale che da lì a pochi mesi avrebbe visto protagonista la città di Portici: << Mi impegnai con Frosina per la campagna elettorale. Al tempo svolgevo l’attività di PR assieme al mio socio, organizzando serate che riscuotevano un grande successo. Ricordo che organizzammo un concerto di beneficenza con ospite Sal da Vinci con cui destammo l’interesse di tutti i gestori dei locali del territorio, in particolare La Sciara. Tutto questo accadeva tra la metà di Maggio e inizi Giugno 2009, subito dopo la campagna elettorale. Durante una delle serate organizzate per la Sciara l’ingegnere Frosina ci disse che c’era la possibilità di poter realizzare un’altra struttura. Ci chiese cosa ne pensassimo. Ci lasciammo così quella Estate. Quando tornanno dalle vacanze ci chiese se eravamo interessati ancora alla gestione di una nuova piattaforma. Ci chiese, dunque, di fare un progetto per questa nuova struttura >>.

Da qui lo studio di fattibilità e la creazione ad opera dei due giovani soci di una società di fatto delle Comunicazioni per la gestione del locale. A Gennaio 2010, dopo mesi di trattative, la prima bozza di contratto preliminare che prevedeva il pagamento di 200 mila euro alla Eredi Nocerino srl, amministrata da Fabio Nocerino, cugino dell’ex consigliere Ciro, e titolare della concessione per la piattaforma da realizzare sulla scogliera contigua alla “Sciara”. Piattaforma che avrebbe previsto l’installazione già da inizi Maggio di una zona solarium, di un ristorante e di tutta una serie di condizioni strutturali che avrebbero giustificato, secondo la parte civile, l’investimento iniziale: << Durante la trattativa privata abbiamo sempre parlato di una struttura, fatto salvo gli arredi,completa e funzionante. Poi accadde che il permesso della Soprintendenza tardava ad arrivare. Arriviamo a sapere, in maniera del tutto fortuita, che il 1 Maggio non saremmo mai partiti e avremmo voluto, dunque, ritirarci >>.

La cifra dell’accordo preliminare con lo slittamento dell’inizio della gestione del locale sarebbe stata, secondo l’imprenditore, insostenibile. Da qui un nuovo accordo per 40 mila euro. Solo dopo aver ripristinato a norma la struttura con tendaggi, a seguito di una serie di controlli fatti dalle forze dell’ordine alla Eredi Nocerino, e dopo la riunione della Commissione di Pubblico Spettacolo, si arriva, quindi, alla sottoscrizione dell’atto notarile che presentava – secondo l’imprenditore – una incongruenza rispetto agli accordi di Aprile: il prezzo sarebbe lievitato, infatti, di ben 20 mila euro: << Lasciato lo studio notarile dopo la sottoscrizione del contratto definitivo, Iodici ci chiese di portare 20 mila euro per aver sostenuto la spesa dell’impianto elettrico di base. Acconsentii e il giorno dopo portai i soldi assieme al mio socio, in presenza dell’ingegnere Frosina, sperando in una ricevuta con motivazione della spesa…che, però, non sarebbe mai arrivata. Al tempo non ci furono rimostranze perchè avevamo voglia, esigenza e preoccupazione di lavorare >>.

Quindi la tanto attesa inaugurazione del locale, il giorno dopo la stipula del contratto. Poi un nuovo appuntamento presso lo studio del commercialista Pietro Iodici dove lo stesso e l’ingegner Frosina  avrebbero chiesto di onorare la prima bozza del contratto preliminare di 200mila euro, piuttosto che il contratto definitivo: “Ci hanno detto “ci dovete dare 200 mila euro”. “voi non sapete chi siamo noi“. Loro avevano un ruolo politico che creava ansia. Ci siamo visti persi. Non sapevamo cosa dire. Avremmo voluto soltanto ritirarci. Ci fu un litigio e ci sentimmo come costretti ad accettare quelle condizioni. Volevo vendere casa per arrivare a pagare quei 200 mila euro[…]. Ci dissero, in tono minaccioso, “se voi decidete di non pagare, mancando il parere dell’Agenzia delle Dogane, voi non aprite”. Parere che, solo quel giorno, apprendemmo essere indispensabile. Si poteva perdere la concessione>>.

Secondo il giovane imprenditore gli ex Assessori avrebbero più volte fatto pressione, minacciando di usare tutta la loro influenza politica nell’utilizzare gli uffici pubblici comunali per eseguire una serie di controlli al locale. Controlli che sarebbero avvenuti qualche giorno dopo l’ultimo incontro, e che avrebbero prodotto una multa di all’incirca due mila euro per il cattivo stato di conservazione delle bevande. Altri tipi di pressioni, sempre secondo il racconto del giovane imprenditore, sarebbero state fatte imponendo il rilascio di 30  tessere platinum per accedere gratuitamente al locale e indicando determinate ditte e persone nell’affidamento di alcuni lavori e nel rifornimento dei materiali. << A un certo punto per cautelarci cominciammo a registrali. Ci dissero “guardate che se voi non ci date questi soldi noi già abbiamo chi già se la compra la piattaforma“, così come poi è successo. Ci proposero anche di rateizzare i restanti 140 mila euro >> 

Quindi la denuncia, non istantanea, ad opera dei due soci, datata inizi Dicembre, all’incirca 3 mesi più tardi la chiusura dell’attività, che ha portato alla inchiesta diretta dalla pm Graziella Arlomede. Sul perchè dei tre mesi di attesa prima di recarsi in commissariato ha chiarito la sua posizione il teste: << Eravamo talmente impegnati dal lavoro, dall’impegno preso con i fornitori. Poi è subentrata la paura. Anche tanta. Non è che stiamo parlando di Tizio, Caio e Sempronio. Paura che anche adesso non è che non ci sia[…]. In determinati contesti, anche politici, facendo quello che ho fatto, è dura >>.

Sull’accettazione delle registrazioni, più volte tirate in causa dai due giovani imprenditori, non è stata ancora sciolta la riseva. Nuovi particolari sono emersi, invece, sul rapporto tra i gestori del locale e Fabio Nocerino, cugino di Ciro e titolare dell’Eredi Nocerino srl, proprietaria della concessione per la piattaforma, messo a contratto dai giovani gestori del “Grace” come bagnino sebbene – a detta del teste – in assenza dei requisiti. Diverso invece il rapporto con Federico Frosina, la cui quota in società, mai realizzatasi, sarebbe stata imposta, secondo l’accusa, dal padre Rosario: << Federico era mia amico. L’ingegnere ad un certo punto pensa e ci dice se volevamo prenderlo con noi in società con una quota del 20% sia in utile che in perdita. Però Federico veniva costantemente a titolo amicale sulla Piattaforma. Il padre ce lo chiedeva ma Federico non ha mai partecipato o collaborato. Di fatto non si è mai concretizzata l’entrata in società. Il termine imposizione forse è stato improprio in quel momento”. “Lui veniva perchè c’era questa possibilità di avere una quota in utile e perdita.  – ha precisato il teste alle domande dell’avvocato Michele Iannone – Veniva a verificare l’utile e perdita. Si comportava come un socio di fatto >>.

In mattina aveva parlato, in sede di controesame, anche l’altro giovane gestore, già interrogato dal pm il 10 Gennaio 2017, che, incalzato dalle domande degli avvocati Aldo Maione, Gennaro Malinconico e Roberto Guida, ha chiarito anche la funzione dell’ex consigliere comunale del PdCI Ciro Nocerino, ribadendo il ruolo di intermediario che l’ex rappresentante dell’assise consiliare avrebbe svolto nella vicenda: “Lui era soltanto preoccupato che la società del cugino potesse perdere la concessione. Ci disse di realizzare il tutto velocemente anche gratuitamente: cosa che non trovava però il consenso del Frosina e di Iodici”.

Il prossimo 15 gennaio 2018 saranno chiamati al banco i testimoni sia dell’accusa che della difesa…

Dario Striano

 

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