Il ritorno di Bassolino e i guai giudiziari del Governatore Vincenzo De Luca e di gran parte del Partito Democratico

bassolino antonio

Pd vesuviano che cerchi… guaio con la Giustizia che trovi. Dalla turbativa d’asta, allo strano illecito stradale; dall’associazione a delinquere, alla lite verbale; dalla concussione, al voto di scambio; dalle “parentele pericolose” alla corruzione: sono diverse le accuse e le vicissitudini giudiziarie che vedono implicati e protagonisti, a vario titolo, gli esponenti e i dirigenti delle varie sezioni del Partito democratico sotto il Vesuvio. Si parte dall’ultimo terremoto appalti che fa tremare esponenti del Pd, vecchi e nuovi, di San Giorgio a Cremano; fino ad arrivare, a Portici, alla meno recente operazione Miglio d’Oro, quando nel Comune della Reggia, a governare erano i democratici legati all’allora sindaco, oggi senatore della repubblica, Enzo Cuomo; passando poi per l’ Ercolano scossa dal tesseramento selvaggio e dall’inchiesta sui lavori della Caserma dei Carabinieri; senza tralasciare la multa non pagata dal primo cittadino di San Sebastiano, Pino Capasso, legata alla sua, fallimentare, candidatura regionale; e la bufera che vede indagati i vertici in Regione del partito di Renzi in Campania. Una storia di “corna” getta l’ombra sul Partito Democratico di San Giorgio a Cremano: le intercettazioni telefoniche della Procura di Napoli e le denunce dell’ex moglie del “potente” funzionario comunale Raffaele Peluso, Anna Crescente, a seguito dei continui tradimenti del marito con un’ex stagista al comune, Flavia Cozzolino (finita non tanto stranamente, secondo una denuncia dei 5 stelle locali, in una Short List per incarichi comunali), hanno portato, il mese scorso, alla carcerazione preventiva, ai domiciliari, di due imprenditori, Luigi D’Alessandro e Giuseppe Catauro; del dirigente del settore pianificazione urbanistica e lavori pubblici, Carmine Intoccia; dello stesso funzionario Peluso, e dei suoi colleghi Leone di Marco (fratello di Aquilino, ex leader dell’opposizione in consiglio comunale), e Brigida De Somma. Gli indagati sono accusati a vario titolo per associazione a delinquere, finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta in un’inchiesta che vede implicati, insieme ad altri 17 destinatari di avvisi di garanzia, anche il neosindaco piddino Giorgio Zinno e il suo predecessore Domenico Giorgiano: all’epoca dei fatti, rispettivamente, vicesindaco con delega ai lavori pubblici, e primo cittadino del comune vesuviano. Un presunto giro di mazzette e gioielli in cambio di appalti pubblici, dunque, la cui notizia è giunta a pochi giorni dalla “bacchettata” dell’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) al sindaco Zinno, a causa proprio della gestione delle gare ad evidenza pubblica non proprio conforme al Codice degli Appalti; e dal rinvio a giudizio che ha raggiunto l’Assessora al Patrimonio, Anita Sala dell’IdV, per presunte irregolarità nei rimborsi erogati agli ex consiglieri regionali della Campania: tra cui i democratici Angela Cortese, Enrico Fabozzi e Corrado Gabriele (prosciolto, invece, perché il fatto non sussiste, il più eletto alle ultime regionali tra le fila del PD, Mario Casillo).

Così come quello di San Giorgio a Cremano, anche il PD di Ercolano è stato ultimamente scosso da inchieste giudiziarie e vicende buie. Le indagini relative alla realizzazione sul territorio ercolanese della Caserma dei Carabinieri hanno prodotto, tra i mesi di marzo e giugno, un avviso di prosecuzione delle indagini per i reati di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta, alla componente della Commissione Antimafia, Luisa Bossa, all’ex sindaco Vincenzo Strazzullo, al suo vice, Antonello Cozzolino, e all’ ex assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Solaro (nonché ad altri tra consiglieri comunali, imprenditori e dirigenti). Nello specifico, l’inchiesta sarebbe puntata ad accertare il pagamento da parte del Comune di stati d’avanzamento dei lavori mai raggiunti. Il tutto a poche settimane dal tesseramento selvaggio al PD, balzato alle cronache nazionali, lo scorso inverno, per il serio rischio di infiltrazione camorristica, che di fatto ha portato al commissariamento del partito e all’elezione a sindaco del nuovo leader del Pd locale, Ciro Buonajuto: uscito vincitore dalle ultime amministrative che l’hanno visto scontrarsi con gli scissionisti democratici, capeggiati da Antonio Liberti. Il “raccomandato renziano” Buonajuto si è però da subito trovato alle prese con i guai giudiziari del fratello del suo vicesindaco, Luigi Fiengo (Centro Democratico), accusato di usura ed estorsione; e del suo assessore, Nando Pirone (SeL), immediatamente dimessosi dopo l’avviso di garanzia per la stessa inchiesta relativa alla Caserma dei Carabinieri. Senza poi dimenticare il rinvio a giudizio che, la scorsa settimana, ha raggiunto il consigliere comunale democratico Pietro Sabbarese, a causa di una presunta lite con dei vigili urbani: questione, dunque, completamente slegata dalla sua attività politica che però accresce il numero di iscritti al Partito nei guai con la giustizia.

Il territorio del Miglio d’Oro è stato già, in passato, scenario di un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta che ha coinvolto un esponente di spicco della giunta dell’ex “sindaco della svolta”, Enzo Cuomo, insieme ad altri 22 tra imprenditori, politici e dirigenti del Comune di Portici. Il prossimo 11 Dicembre il Gup del Tribunale di Napoli sarà chiamato a decidere se rinviare a giudizio o meno l’attuale membro della segreteria del PD porticese, Rosario Frosina, ex vicesindaco ed ex Assessore ai Lavori Pubblici, accusato di esser immischiato nella manomissione delle buste per progetti pubblici dal valore complessivo di ben 22 milioni di euro, tra il 2005 ed il 2009. E non solo: il 12 gennaio un altro procedimento vedrà protagonista il fedelissimo del Senatore democratico Cuomo. Stavolta il giudice per l’udienza preliminare dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per un’inchiesta, relativa al 2010, per cui l’ingegnere Frosina risulta indagato per il reato di concussione, dopo aver minacciato – secondo gli inquirenti – due giovani imprenditori nella gestione di un locale, sito nel porto del Granatello.

Da Portici a San Sebastiano al Vesuvio il passo è breve. La piccola Svizzera vesuviana nel 2016 andrà al voto per decidere chi sarà il successore di Pino Capasso, la cui candidatura, rivelatasi poi fallimentare, alle ultime elezioni regionali, ha portato al commissariamento del Comune. Commissariamento che il numero 1 del Pd locale aveva in tutti i modi provato ad evitare, creando un’incompatibilità di forma tramite un ricorso ad una multa per un illecito stradale: 41 euro di sanzione per sosta vietata. L’escamotage, però, non è andato a buon fine; e per permettere la candidatura alla tornata elettorale di Maggio 2015 del loro leader, i consiglieri democratici, secondo quanto stabilito dai vertici regionali, hanno dovuto presentare le loro dimissioni. Vertici del PD regionali che, a loro volta, tremano dopo che una conversazione telefonica, registrata dalla polizia a Luglio, ha svelato come i giudici di Napoli potrebbero avere deciso la sentenza in favore del presidente della Campania, Vincenzo De Luca: definito “impresentabile” dall’onorevole Rosy Bindi, membro della Commissione parlamentare Antimafia, durante le elezioni regionali, a causa di una condanna in primo grado per concussione. L’intercettazione relativa all’avvocato Guglielmo Manna, funzionario della Sanità campana e marito del magistrato Anna Scognamiglio, relatrice dell’ordinanza con la quale il Tribunale Civile ha accolto il ricorso presentato da De Luca, ha portato la Procura di Roma a ipotizzare l’accusa di concussione per induzione al giudice e al neo governatore. Secondo la magistratura il Presidente campano sarebbe stato minacciato di una decisione a lui sfavorevole e per questo indotto a promettere a Manna una carica dirigenziale nella Sanità. Secondo gli inquirenti la minaccia sarebbe partita dallo stesso magistrato Scognamiglio; mentre la trattativa sarebbe stata contrattata da Carmelo Mastursi, ex capo della segreteria regionale e uomo di fiducia del presidente De Luca, anche lui indagato. In attesa che le indagini facciano il proprio corso per tutti i rappresentanti del Pd vesuviano e regionale, non resta che sperare che l’azione della Magistratura porti luce in queste vicende buie.

Dario Striano

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