Il patrimonio abbandonato di Pollena Trocchia: tra ville, palazzi storici, masserie ed ex conventi. Strutture private che devastano l’estetica di una cittadina

Pollena Trocchia – Un principio di incendio presso Villa Quaranta, la storica tenuta del XIX secolo con all’interno una secolare torretta e un giardino che ancora contiene piante tropicali rarissime, pone l’accento sulla necessità per il comune alle falde del Vesuvio di ripristinare le strutture abbandonate presenti sul territorio, i cui proprietari da anni non se ne interessano affatto. Assieme a Villa Quaranta, che le leggende vogliono visitata dai munacielli, c’è lo storico palazzo in piazza Amodio, la piazza principale del paese che fa angolo con Corso Umberto, le cui impalcature, perché il palazzo è pericolante vietano letteralmente l’utilizzo del marciapiede.

Un’altra struttura abbandonata nella cittadina vesuviana è l’ex convento delle suore di clausura carmelitane al Rione Micillo, acquistato anni fa dall’Asl da privati e mai fatto decollare nonostante i proclami. L’ex convento vive nel più totale abbandono e sovente è meta pr amanti e tossicodipendenti che nelle stanze (per quel che ne resta) hanno eletto il loro buen retiro. Un altro pezzo di abbandono è la Masseria Valente ai confini con Cercola, anch’essa di proprietà privata e quasi del tutto abbandonata all’incuria. Purtroppo, a differenza di altre amministrazioni comunali (Massa di Somma, San Giorgio a Cremano e Portici, tra tutte)  quella di Pollena Trocchia non ha ancora approvato una delibera che obblighi i proprietari alla messa in sicurezza delle strutture, alla pulizia e al decoro delle stesse quando queste privino l’estetica, la pulizia e la sicurezza della collettività.

Storia a parte, ma sempre devastante per l’estetica cittadina, su una strada che tra l’altro è il naturale accesso al Santuario di Madonna dell’Arco è lo scheletro di cemento delle costruzioni al Parco Europa, che dopo il fallimento degli accordi tra comune e cooperative costruttrici è rimasto senza essere completato creando non solo danni estetici alla collettività ma anche di salute pubblica in quanto spesso diventa discarica a cielo aperto di rifiuti con relativi nidi di insetti e topi, oltreché di erbaccia di ogni tipo.

 

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