Il colonialismo a fumetti: all’Orientale il prossimo 4 maggio si parlerà di integrazioni, razzismi e colonialismi … a fumetti

Gian Saetta

Quello che voglio presentarvi è un quadro, una visione (molto personale) del fumetto italiano rispetto ad un preciso momento della storia del nostro paese, quello della realizzazione del sogno imperiale, della conquista di un territorio altrove rispetto al suolo patrio. Il processo si sviluppa attorno a due eventi cardine: la guerra italo-turca per la conquista della Libia (28 settembre 1911 – 18 ottobre 1912) e quella in Etiopia (2 ottobre 1935 – 5 maggio 1936). Quello che vedrete in maniera molto semplificata sono i modi della rappresentazione dell’”altro”, del mondo altro con cui gli italiani si sono dovuti confrontare in questo processo.

Perché il fumetto ? Perché attraverso un linguaggio apparentemente semplice (immagini, poche parole) può veicolare una quantità enorme di messaggi, volontari e involontari, casuali, accidentali e allo stesso tempo fortemente intenzionali.

Si possono individuare alcuni filoni con precise caratteristiche distintive. Da una parte c’è l’Africa dell’avventura, l’Africa nera della caccia. In questo “paesaggio” i nativi fanno solo le comparse, come suppellettili in un arredamento di foresta o deserto che sia in cui  l’elemento determinante, centrale, è il leone da cacciare – la popolazione non ha storia, né civiltà, né alcun valore viene dato alla lenta opera di conoscenza di quell’esercito di “sognatori” degli esploratori europei. E nessun partner per il cacciatore (o viaggiatore), nessun reale compagno di avventura alla pari, come nel modello salgariano che pure quel mondo conosceva bene. E’ una rappresentazione caricaturale, con luoghi comuni derisori. Bisogna tenere presente che la mentalità corrente che viene rappresentata è indiscutibilmente razzista, in modo quasi ovvio, in un mondo ovviamente borghese e benpensante, quello dell’Italietta del primo novecento.

Ricordiamo che singolarmente il primo personaggio che viene ideato per il Corriere dei Piccoli, alla prima comparsa del supplemento del Corriere della Sera nel dicembre del 1908, è un negretto, Bilbolbul, che appunto prende alla lettera i modi di dire, “facendosi in quattro”, “toccando il cielo con un dito”, diventando “bianco dalla paura”. E si muove in un Africa assolutamente generica: deserto, cactus, tukul, povera gente, madri premurose, vecchietti sapienti.

Con la guerra in Libia si introduce una nuova tipologia di “altro”, il nemico. Il nostro sogno coloniale però ha connotazioni molto meno fascinose di quelle di altre avventure europee: nessuna India favolosa, nessuna isola di sogno: ci sono degli arabi, straccioni, sempliciotti, da raggirare e catturare. Il gran cassone di sabbia non produce certo ricchezza (Enrico Mattei e il petrolio hanno ancora da venire). Il nostro “altro” però lentamente comincia a circolare per le nostre strade, in un paesaggio urbano italiano, riconoscibilissimo: il ragazzino che cerca lavoro, la signora che va in giro con il figliolo che crede di vedere ovunque il padre. Il servitore negro di varia tipologia, che può essere maltrattato, deriso per l’evidente e ovvia incomprensione del nostro modello di vita europeo, e comunque identificato come furbo. Siamo spesso dalle parti della comica cinematografica di modello hollywoodiano (e comunque il fumetto italiano d’avventura ha sempre preso modello e ispirazione dal cinema statunitense). Sguattero, maggiordomo, comunque della famiglia.

Il secondo avvenimento chiave che caratterizza il quadro che stiamo delineando è la guerra in Etiopia: l’atteggiamento verso le popolazioni locali è qui fortemente condizionato da grandi sconfitte che hanno incrinato il primo sogno italiano di espansione coloniale (Dogali, 1887 e Adua, 1896), hanno ferito l’orgoglio nazionale perché la sconfitta è avvenuta per opera dei locali, ossia da coloro che rientrano nella macrocategoria del selvaggio: non si sono fatti conquistare, civilizzare, educare come ritenevamo dovesse accadere: gli Etiopi verranno quindi caratterizzati come traditori, infidi, briganti selvaggi, dediti alla tortura e allo schiavismo. Guarda caso quando ricompare brevemente Bilbolbul sulle pagine del Corriere dei Piccoli, paesaggi e personaggi sono fortemente caratterizzati in ambiente etiope (e siamo ancora nel 1933).

 

Interruzione della produzione fra 1943 e 1945

 

La narrazione che si evolve

La percezione dell’”altro” si evolve – è uno sguardo letterario, cresciuto alla letteratura anglosassone (o anglofila ?) – al centro del racconto è l’uomo fuori dei ranghi, il fuori schema che quindi stringe un patto completamente diverso con l’altro ….

 

SEQUENZA

 

Bilbolbul – Attilio Mussino (1908-1913 sul Corriere dei Piccoli)

Sor Spacconi – Attilio Mussino (1909-1910 sul Corriere dei Piccoli)

BUM – Guido Moroni Celsi (1917 sul Corriere dei Piccoli)

Il signor Bonaventura – Sto (Sergio Tofano) (storia del 1924 sul Corriere dei Piccoli)

Pubblicità Ferro China Bisleri – Fontana (1932, su Il Balilla): variante al cacciatore: l’uomo di cinema

Pandemonio e Braminetto – Cipolloni (1932, su Il Balilla)

Gianni Bista – Attilio Mussino (1936, su il Giornalino) – altra variante: il pittore

 

Guerra di Libia

Nello – Attilio Mussino (1912 sul Corriere dei Piccoli)

Gian Saetta – Attilio Mussino (1912 sul Corriere dei Piccoli)

 

Tidna Danna – Antonio Rubino – (1920 sul Corriere dei Piccoli)

Aimée Keffar  e Alì – Antonio Rubino (1926 sul Corriere dei Piccoli)

Morettino – Attilio Mussino ? (1937-39 su il Giornalino)

 

Pubblicità Crema Marga – A. Sutter – (1932 su Il Balilla)

Pubblicità Arrigoni (Estratto Carne) per la Lotteria di Tripoli – Omero Valenti & Gustavo Petronio (1935, sul Corriere dei Piccoli)

 

Tintarello – Raoul Verdini (1932-33, su Il Balilla)

 

La fioritura del fumetto di avventura, quello che arriva dall’America nei primissimi anni Trenta e trova spazio su un gran numero di riviste italiane che nascono in quel momento proprio per pubblicarli, e ottenendo un grande successo.

L’esempio di Cino&Franco (= Tim Tyler’s Luck – Lyman Young – nel 1928 sul New York American Journal , in Italia nel 1933 su TOPOLINO) è riportato perché rappresenta il modello per molte storie italiane: due giovani, anche giovanissimi, orfani o lontani dai genitori, che si lanciano in avventure attraverso un mondo sconosciuto.

 

 

Guerra di Etiopia

Bilbolbul – Attilio Mussino (1933 sul Corriere dei Piccoli)

Zimbo, Zimba e Bomba (Sor Bertrando e Sora Ernesta) – Gustavo Petronio (1934-35 sul Corriere dei Piccoli)

Al fortino somalo – Mario Lamarchia (1935 su TOPOLINO)

Italino – Conti (1936 su il Giornalino)

Venturino (Balilla Venturino) – Cossvitt (Vittorio Cossio) (1935-36 sul Corriere dei Piccoli)

Cappellone Venturino – Roberto Sgrilli (1936 su Il Balilla)

Soldatini da ritagliare e cartoline – Enrico De Seta (1936 su Il Balilla)

 

Non deve stupire se vengono citate sempre le stesse pubblicazioni. Le altre pubblicavano i fumetti americani e inglesi, comici (ad esempio Disney su Nerbini e poi Mondadori, Lotario Vecchi, fino a Gianluigi Bonelli etc.) e d’avventura. Quando in diversi momenti il Governo pose delle restrizioni prima all’uso dei balloon (che avrebbero scoraggiato nei giovani la lettura di testi più lunghi !) all’importazione dei fumetti stranieri (le storie dovevano avere carattere italiano, esaltare le virtù italiche, necessità di una maggiore intenzione educativa rispetto alle storie poliziesche, oltre al non banale problema economico in epoca di restrizioni economiche) si ovviò a volte con risultati non banali, spesso fornendo nomi italiani ai protagonisti, a volte ridisegnando in Italia le sceneggiature originali.

 

La fiamma della rivolta – Eugenio Sguazzotti (1937 su Il giornale di Cino e Franco)

Il fortino “Disperata” – Vincenzo Biaggioli & Giove Toppi (1940 su Pisellino)

 

L’eroe autoreferente: Romano, pilota, ma in effetti guida qualsiasi mezzo di aria, di mare e di terra. Il fumetto è pieno di armi e mezzi vari, il nemico quasi sfugge nell’immagine alla rappresentazione, costantemente occupata dagli strumenti della guerra. E’ un Gordon Flash nostrano, tutto dedito all’amor patrio. Esordisce volontario nella guerra di Spagna (1938) e poi finisce al Polo Nord, nel Mediterraneo, in Africa Orientale, nel Xinjang. Lui, la sua Isa la sposa e se la porta in giro, tanto lei si è arruolata nella Croce Rossa. E’ sorprendente, ma forse no, che un personaggio così evidentemente bellicoso venga pubblicato sulle pagine de il Vittorioso, il giornale che l’Azione Cattolica aveva voluto pubblicare, anche se nella solita distribuzione “a mano” su abbonamento fra parrocchie e punti di incontro che gli sarà caratteristica, espressamente diretta ai giovani e giovanissimi attraverso i nuovi modi della comunicazione/espressione del fumetto: avevano capito che dovevano adattarsi al nuovo mondo delle storie a immagini !

Qui ci sono poche immagini dell’Africa: gli spahis, i sikh inglesi, gli indigeni del Sudan inglese che devono attraversare per raggiungere il Vicerè d’Etiopia: ma siamo già alla sconfitta !

 

Dopo la II Guerra Mondiale

Ernie Pike: Il pozzo di El Dar/Un tenente inesperto – Hector Hoesterheld & Hugo Pratt (1962 sul Corriere dei Piccoli)

Soldatini: “Africa di ieri e di oggi” – Hugo Pratt (1962 sul Corriere dei Piccoli)

Koinsky – Gli Scorpioni del Deserto – Hugo Pratt (1969 sul Sgt. Kirk, poi fino al 2008)

Marcel Labrune – ‘A la recherche du temps perdu “così come me l’ha raccontata” – Attilio Micheluzzi – (1982-83 su AlterAlter)

Bab-el-Mandeb – Attilio Micheluzzi (1986 su Corto Maltese)

 

Volto Nascosto – Gianfranco Manfredi & co. (2007-2008, c/o Sergio Bonelli editore)

C’è voluto più di un secolo perché venga affrontata la sconfitta di Adua su di un giornale a fumetti, con l’esclusione dei richiami del Ventennio fascista. La Storia è stata a lungo estranea al fumetto italiano ed è quindi molto interessante (e meritevole) che abbia incominciato a fare fumetto storico una casa editrice dedita alla distrazione, ad un mondo lontano, totalmente di fantasia com’è quello del West americano di Tex Willer. Sergio Bonelli aveva iniziato nel 1976 con l’esperienza di Un uomo, un’avventura ad affrontare i temi storici e scomodi, quando solo Mino Milani al Corriere dei Piccoli (e poi al Corriere dei Ragazzi) negli anni ’60 e ’70 teneva l’attenzione sugli avvenimenti storici per produrre fumetto d’avventura. Ricordiamo quindi, oltre a Volto Nascosto, Shangai Devil (che ne è il proseguimento nella Cina della rivolta dei Boxer) Le Storie, Lilith. Per l’Italia è un filone nuovo mentre per la produzione francofona è la normalità.

 

“Pietro Savorgnan di Brazzà” – Erika De Pieri (2013 per Lavieri)

Nel dopoguerra le imprese degli esploratori, e dei missionari, italiani (“viaggiatori e santi”) sono rimaste relegate sulle pagine delle riviste di ambiente cattolico. Il Giornalino, il Vittorioso, il Corrierino, Il Piccolo Missionario hanno spesso ospitato storie dedicate a personaggi reali, o di fantasia ma impegnati in Africa mentre tutti gli altri giornalini vedevano al massimo ingegneri (o cacciatori di animali per giardini zoologici) protagonisti di storie attuali in ambiente africano. Un costante imbarazzo per il nostro passato coloniale ha portato ad ignorare totalmente un continente e un intero patrimonio di avventure da raccontare. Fanno in un certo senso eccezione nell’ambito del fumetto di avventura le imprese di Marco Polo e Cristoforo Colombo, evidentemente privi di colpe “ancestrali”, e poi finiti male, uno in prigione e l’altro ignorato e in miseria.

 

Abissinia ! – Claudio Nizzi & Emiliano Tanzillo (2015, Le Storie 37 – ritorniamo ai fotoromanzi ma almeno qui c’è un poco di Etiopia

 

*** Per finire, vogliamo parlare di un eroe vero, eroe da film o da graphic novel ? Amedeo Guillet potrebbe essere un ottimo argomento per una saga a fumetti ma anche per una mini-serie televisiva prodotta dalla televisione via cavo americana …

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