Frode fiscale del lavoro interinale, le intercettazioni: «Luigi è finita, ci hanno sgamato». Così finisce la scalata all’impero dell’ex poliziotto diventato ricchissimo

«Luigi è finita, ci hanno sgamato»: è il contenuto di un’intercettazione telefonica agli atti dell’inchiesta sulla maxi evasione fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli che oggi ha portato tre persone in carcere e altre sette ai domiciliari. A parlare sono Francesco Barbarino, anche lui ritenuto dagli inquirenti amministratore di fatto della Alma srl e Luigi Scavone, entrambi tra coloro che sono finiti in cella. Barbarino manifesta la sua preoccupazione dopo avere ricevuto il questionario inviato dall’Agenzia delle Entrate, l’ente che ha rilevato i primi segnali della maxi frode e che ha dato impulso alle indagini. Scavone, tra le altre cose, stava anche pensando di investire i suoi soldi, verosimilmente frutto della maxi evasione fiscale, nel mondo dello spettacolo, attraverso alcune iniziative, come un film. L’imprenditore, a cui piaceva molto apparire in pubblico, era anche attivo nel mondo del volontariato ed è stato sponsor di una società di hockey per disabili.

È passato nel giro di poche ore dalle luci dello show alla penombra di una cella. Lunedì sera era stato dietro le quinte del programma televisivo “Made in sud” (totalmente estraneo all’inchiesta) e all’alba i finanzieri gli hanno stretto ai polsi. Tutto nella stessa notte. Parabola di Luigi Scavone, classe 1974, ex poliziotto nato a Potenza che a Napoli ha costruito una fortuna diventando un imprenditore di successo nel settore del lavoro interinale e una figura di riferimento nel mondo dello sport, dello spettacolo e del volontariato. Lo hanno bloccato prima che partisse per Dubai. Era infatti in procinto di imbarcarsi su un volo con uno zainetto pieno di mazzette di soldi per 300mila euro, tutti sottovuoto e confezionati in modo da bypassare i controlli. Nell’inchiesta coordinata dai pm Mariasofia Cozza, Francesco Raffaele e Sergio Raimondi, del pool guidato dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli e dal procuratore Giovanni Melillo, Scavone compare come il dominus di un gruppo societario che avrebbe costruito la sua fortuna anche, e forse soprattutto, grazie a un meccanismo fraudolento sofisticato al punto da consentire un’evasione fiscale da 70 milioni di euro negli anni di imposta dal 2015 al 2017, sbaragliando la concorrenza.

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