Emergenzaa Coronavirus, il cardinale Sepe a prof e studenti: «Non avvilitevi, tutto passerà»

 

«State pagando un prezzo altissimo perché privati del diritto di andare a scuola, costretti a un modello di formazione assolutamente inusitato e a una conclusione dell’anno scolastico del tutto rabberciata. Siamo stati tutti travolti da un evento incredibile e violento. Ma passerà, non avvilitevi». Così il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, in un videomessaggio rivolto agli studenti e al personale della scuola.

Nel messaggio, il cardinale Sepe suggerisce di vedere «tutto come un imprevisto e involontario incidente di percorso che, accanto alla paura e al dolore, ci sta insegnando tante cose: innanzitutto che nel mondo e nella vita può accadere l’impossibile, l’assurdo; che dobbiamo essere preparati a tutto; che dobbiamo accettare l’evento, individuando modalità e mezzi per autotutelarci e gestirlo; che le regole e le leggi vanno rispettate sempre, particolarmente quando sono imposte da situazioni gravissime come quella in atto; che non dobbiamo mai perdere il giusto equilibrio e la freddezza per valutare bene le cose; che dobbiamo abituarci al sacrificio e alla rinuncia anche delle cose che ci sono care, se questo serve al nostro benessere e al bene comune; che in tragici momenti dobbiamo essere non solo più forti, ma anche più responsabili e più impegnati nell’esercizio dei nostri doveri».

Il cardinale Sepe ribadisce: «Non amareggiatevi. Siate forti. Ha da passà ‘a nuttata, come diceva il grande De Filippo. E la nottata, con l’aiuto di Dio Misericordioso, sta passando. Certamente non siete contenti per come avete dovuto lavorare, insegnare, studiare, ma avete salvato un anno scolastico assolutamente in pericolo e a rischio di nullità. Avete dimostrato di saper guardare avanti, oltre l’ostacolo. Vi muovete sapendo di essere portatori di un importante patrimonio di cultura, di sapienza pedagogica, di attenzione alla persona, all’adolescente, al giovane. Grazie ancora a voi tutti e ‘a Maronna v’accumpagna», conclude.

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