EMERGENZA CORONAVIRUS – L’appello degli avvocati al Presidente Conte e alla Cassa Forenze

Gli avvocati raccolgono un cospicuo numero di firme per indirizzare al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministeri competenti ed alla Cassa Forense, una istanza volta ad ottenere il riconoscimento di quei diritti dimenticati. Questa l richiesta:

 

OGGETTO: RICHIESTA DI INTERVENTO URGENTE PER L’ADOZIONE DI VALIDE MISURE A SOSTEGNO DELL’AVVOCATURA EX ARTT. 1, 2, 3, 35 e 38 COSTITUZIONE – CONTESTUALE ISTANZA DI INTERVENTO DEI MINISTERI COMPETENTI EX ART. 33 STATUTO CASSA FORENSE (DELIBERA DEL COMITATO DEI DELEGATI DEL 18 DICEMBRE 2015 – APPROVATO CON MINISTERIALE DEL 1 GIUGNO 2016 – G.U. SERIE GEN. N. 145 DEL 23 GIUGNO 2016).

I Sottoscritti Avvocati, iscritti alla Cassa di Assistenza e Previdenza Forense, rappresentano quanto segue. In conseguenza dei noti provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19, anche l’Avvocatura è costretta, da diverse settimane ormai, ad un fermo della propria attività. Questo stato di cose ha portato l’Avvocatura a richiedere al proprio Ente previdenziale ed Assistenziale – in diverse forme e con diverse e numerose istanze – interventi assistenziali e di sostegno in favore degli iscritti. A tutt’oggi la Cassa Forense non ha adottato alcun valido provvedimento in tal senso, limitandosi a riferire un differimento dei versamenti in autoliquidazione dal 30 luglio 2020 al 30 settembre 2020, ed una sospensione delle rate contributive sino al 30 settembre 2020, laddove tale data rappresenta la naturale scadenza delle prefate rate. A supporto e giustificazione della mancata previsione e disposizione, ad oggi, ad opera dell’Ente previdenziale de quo, di validi interventi a sostegno dei contribuenti-iscritti, le motivazioni addotte dal Presidente della Cassa Forense sono state sostanzialmente: l’assenza di fondi idonei al sostegno di tutti gli iscritti unitamente al chiarimento che (chi scrive ritiene doveroso citare testualmente) “ Cassa Forense non è lo Stato e non può adottare con le sue risorse misure sostitutive del reddito per 245.000 colleghi” Parimenti, nel cosiddetto Decreto “Cura Italia” non si rinvengono interventi a sostegno della Categoria. Nelle ultime ore circola una bozza di decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero delle Finanze, in base al quale il reddito di ultima istanza di cui all’art. 44 comma 1 del decreto legge del 17 marzo 2020 n. 18, per il quale la disposizione di spesa è di € 300.000.000, sarebbe da estendersi con riduzione rispetto alla precedente previsione di spese ad € 200.000.000 anche ai liberi professionisti iscritti alle casse private, ove ricorrano i requisiti reddituali ivi disposti unitamente a: 1. Regolarità contributiva; 2. Comprovata limitazione dell’attività professionale in ragione dei provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19; 3. Comprovata riduzione di almeno il 33% del reddito del primo trimestre 2020 rispetto al reddito del primo trimestre 2019. Come è dato leggere nella prefata bozza, l’indennità sarebbe solo anticipata dalla cassa privata (Cassa Forense per gli Avvocati) ma effettivamente elargita dallo Stato, dietro ulteriore criterio dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Ebbene, pur apprezzando le buone intenzioni dei prefati Ministeri, appare oltremodo doveroso evidenziare l’iniquità, illogicità ed incostituzionalità dell’emanando provvedimento, tali da renderlo nei fatti inconcludente rispetto agli scopi che lo stesso, nelle intenzioni, mira a raggiungere, letta anche la parte premessa ed introduttiva della bozza. Nei fatti ricorre: – una ingiusta ed ingiustificata esclusione dei soggetti non in regola con i versamenti contributivi; – un ingiusto ed illogico ricorso al criterio di limitazione dell’attività professionale in ragione dei provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza sanitaria; – un ingiusto ed illogico ricorso al criterio di cronologicità per l’accoglimento della domanda, anziché di valutazione dello stato di bisogno concreto; – un ingiusto ed illogico ricorso alla rapportabilità del reddito del primo trimestre 2019 al reddito del primo trimestre 2020 (evidentemente derivante da introiti derivanti dall’attività svolta in epoca precedente all’emergenza sanitaria); Pertanto, rilevato che: – dal combinato disposto degli articoli 1, 2, 3, 35 e 38 della Costituzione, discende un chiaro ed ineludibile obbligo e dovere per lo Stato italiano di garantire e tutelare anche l’Avvocatura al pari di tutti gli altri Cittadini; – a norma dell’art. 33 dello Statuto di Cassa Forense (in oggetto richiamato) i Ministeri in indirizzo sono chiamati alla vigilanza sulla Cassa Forense; – atteso il particolare e difficile momento storico, nonché la indiscutibile ed indifferibile esigenza di adozione di provvedimenti ed interventi non ulteriormente procrastinabili a tutela dei diritti dell’Avvocatura tutta, i sottoscritti Avvocati CHIEDONO 1. Che, in adempimento e nel rispetto del dettato della Carta Costituzionale, le rappresentanze Istituzionali in indirizzo, in ragione delle proprie competenze, tenuto conto di tutti i rilievi su evidenziati rispetto alla bozza di decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, adottino, con urgenza, tutti i provvedimenti e le misure necessarie ed opportune a garantire e sostenere anche l’Avvocatura TUTTA, al pari di qualsiasi altro Cittadino e Lavoratore italiano; 2. Che, in ottemperanza alla funzione di vigilanza richiamata nello Statuto della Cassa Forense, le rappresentanze Istituzionali in indirizzo, in ragione delle proprie competenze, intervengano con urgenza al fine di operare un dettagliato controllo sui bilanci dell’Ente di Previdenza ed Assistenza forense, per addivenire al recupero della liquidità indispensabile a garantire l’adozione di misure necessarie ed opportune volte a sostenere anche l’Avvocatura.

 

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