Camorra: è morto il boss Raffaele Cutolo. Con lui nella tomba i segreti oscuri italiani

Il boss della camorra Raffaele Cutolo, dopo una lunga malattia, è morto nel reparto sanitario del carcere di Parma. Il fondatore nonché capo della Nuova Camorra Organizzata aveva 79 anni ed era il carcerato al 41bis più anziano. Ne danno notizia fonti della polizia penitenziaria. Cutolo è morto alle 20.21 all’ospedale Maggiore di Parma. Nell’ultimo periodo era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero. Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione. Ma soprattutto come, nonostante l’età, Cutolo fosse ancora un simbolo. “Si puo’ ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma”, scrivevano i giudici. E subito proseguivano: “Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome. Con la morte di Raffaele Cutolo muoiono anche i suoi segreti, gli accordi con lo Stato, quelli per far scarcerare dalla prigionia Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse, rapito dai terroristi il 27 aprile 1981 e liberato il 24 luglio 1981

nella foto di Gianni Fiorito, Cutolo e sua moglie Immacolata Iacone a Castelcapuano, processo alla Nco

Nato nel 1941 ad Ottaviano, paese della provincia di Napoli ai piedi del Vesuvio, la figura criminale di Raffaele Cutolo ha ispirato il film “Il camorrista”, girato dal futuro regista premio Oscar Giuseppe Tornatore e tratto dal libro del giornalista Giuseppe Marrazzo, e a lui facevano pensare i versi della canzone di Fabrizio De André “Don Raffaé”. Gli uccisero il primo figlio, Roberto, assassinato in un agguato a Tradate, in provincia di Varese, nel 1991, poi è diventato padre per la seconda volta nel 2007, di una bambina concepita con la moglie Immacolata Iacone attraverso l’inseminazione artificiale autorizzata dal ministero di Giustizia sei anni prima. Più volte condannato all’ergastolo, commise il primo omicidio nel 1963, uccidendo un ragazzo al culmine di una lite. Da quel momento, iniziò la parabola criminale del boss fino a quella di vero e proprio leader di quella che stava per diventare la Nco, nuova camorra organizzata. Era in cella ininterrottamente dal 1979, gli ultimi 28 anni in regime di 41 bis. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi due giorni. Lunedì era stato comunicato alla difesa che a Cutolo si era ripresentata dopo un paio di settimane una polmonite bilaterale che aveva determinato una setticemia del cavo orale. Martedì l’avvocato Gaetano Aufiero aveva presentato una nuova istanza di scarcerazione e aveva ottenuto l’autorizzazione ad un colloquio straordinario fra il padrino e la moglie, Immacolata Iacone. Il suo cuore si è fermato per sempre e con lui la leggenda di un uomo di mezzo che se da un lato ha sfidato i vecchi boss, dall’altro, anche da dentro le sbarre di un carcere, luogo  in cui ha trascorso gran parte della sua vita, ha gestito le sorti della politica e in più occasioni ha cambiato il corso della storia d’Italia.

 

 

I commenti sono chiusi, ma trackbacks e i pingback sono aperti.