BEFOUR Da un’idea al progetto: le maglie che comunicano di quattro giovani creativi vesuviani

“Un’iniziativa nata per puro divertimento personale, per avere qualcosa di concreto da raccontare ai nostri figli sulla nostra adolescenza, e soprattutto per mantenere un’amicizia nata tra i banchi di scuola.” Ci troviamo a Volla, nel vesuviano, ed è così che si giustificano Vincenzo, Davide e Mario, i tre ragazzi di “Befour” iniziando a parlare del progetto che stanno mettendo in piedi. Si tratta di creare una marca di abbigliamento nuova, che sia di tendenza e al tempo stesso di qualità. Bisogna restare al passo con i tempi, osservare cosa può essere di moda e utilizzare materiali buoni, cosa rara nei marchi di oggi. “Come è nata questa idea?”“Il movente principale era la rivincita personale. Essendo gli unici maschi della classe, eravamo messi sotto torchio dai professori. Ci hanno sempre detto che nella vita non saremmo mai arrivati da nessuna parte, ma invece noi siamo qua per dimostrare che con impegno, dedizione e soprattutto con il rispetto reciproco si arriva dappertutto. Siamo un gruppo davvero coeso, e questa cosa ci porterà ad andare avanti.” “Quando ?” “L’idea è nata a Luglio dell’anno scorso, guardando sul telefono un’applicazione che permetteva di personalizzare le magliette. Iniziammo cercando un nome che potesse essere comune a tutti, così pensammo alla nostra classe, la 5H. Il primo nome non trasmise tanto entusiasmo, così demoralizzati, mettemmo da parte questa idea.” Hanno poi ripreso le redini a Gennaio, quando a Davide viene in mente un nome degno di nota. “Befour”, che è anche il logo principale delle loro prime maglie prodotte, e dei cappellini con la visiera. “Perché si chiama Befour?” “ Befour”  in inglese significa proprio “essere quattro”. Inizialmente infatti ne eravamo quattro, c’era anche il nostro amico Carlo, che però per mancanza di tempo non ha potuto assicurarci la sua presenza costante. Però semmai cambiasse idea, la porta per lui è sempre aperta, ed è l’unico che può rivestire il ruolo di quarto membro.” “Come vi dividete i ruoli?” “Ognuno di noi ha un ruolo ben preciso. Vincenzo e Davide si occupano della parte grafica, dei loghi che disegnati con Photoshop, mentre Mario si occupa della parte più organizzativa ed economica, ha lui i contatti con le persone.” “Come vi fate pubblicità?” “Per il momento stiamo puntando ad una pubblicità che sia online. Ormai con Instagram o con Facebook, con un minimo versamento di soldi, le inserzioni arrivano davvero dappertutto. Noi ragazzi usiamo tantissimo i social e bisogna sfruttare questo mezzo. Abbiamo fatto da sponsor a due serate al Moma Cafè, a Volla, e sono state un gran successo. Naturalmente è ancora l’inizio, ma gli aperitivi o le serate in discoteca, sono un buon modo per farsi conoscere tra i ragazzi.” “Il divertimento quindi è alla base di tutto?” “Si, premettiamo che essendo all’inizio, non si può parlare di lavoro vero e proprio. Con questa iniziativa noi vogliamo divertirci, ma soprattutto far divertire. Ad esempio le ragazze che indossano le nostre maglie sponsor non lavorano, si divertono. Vogliamo far interagire il sistema delle pubbliche relazioni con un’idea di svago, nient’altro.” “Che format date alle vostre maglie?” “Per il momento abbiamo prodotto solo una collezione, che ha fatto sold-out nel giro di poco tempo. Maglia semplice, bianca, con avanti il nostro logo e dietro una frase “no description, no choice, only Befour”. Intorno alla fine di ogni mese dovremmo produrre nuove collezioni.” “E questa frase  cosa vuol dire?” “Niente. In realtà non ha un senso ben preciso. Quando creammo la pagina Instagram tutti ci chiedevano di cosa si trattasse, quasi non lo capivamo neanche noi. E quindi nessuna descrizione e nessuna scelta, perché effettivamente non demmo spiegazioni concrete a nessuno, solo Befour. Solo noi e basta, con la nostra semplicità.” Non sono mancati i commenti negativi da parte di chi vorrebbe essere al loro posto. I genitori sono dalla loro parte, perché per creare qualcosa di grande bisogna partire dal basso, senza montarsi troppo la testa e senza partire in quarta. Le idee sono davvero tante, ma sono pur sempre ragazzi di vent’anni che devono far conciliare il tutto con l’Università. Gonfi di ambizioni, ragionano in grande, e progettano di creare gadget, felpe, o nuove collezioni, e magari un giorno aprire anche un’attività vera e propria. Come dicono loro “stay tuned” per aggiornamenti.

Ilaria Guardasole

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