BABY GANG – Non serve parlarne, bisogna intervenire su più fronti. Secondo la terapeuta Giliberti “i bulli vanno isolati”

Allarme sociale, palesemente sintomo di un disagio quello delle baby gang e delle condotte aggressive,non giustifica più il solo parlarne. Sarebbe il caso che Istituzioni, esperti di ogni genere,mass media  affrontassero il tema con un approccio sistemico relazionale soffermandosi sull’hic et nunc (qui ed ora).

Il primo passo è intervenire. Sradicare un fenomeno partendo dalle origini,nel nostro Paese, non rappresenta la soluzione.Il fenomeno delle baby gang è tipico di adolescenti,che,sentendo il bisogno di evadere dal cerchio della famiglia e della scuola, si uniscono in gruppo così da cercare un modo più individuale, libero di agire nonché riconosciuto.In un gruppo in cui uno o più membri hanno condotte devianti verso soggetti ritenuti più deboli e discriminati,né il dialogo né la rieducazione spesso sono efficaci. Isolare un membro o alcuni elementi del sistema potrebbe servire ad inserirli poi in un altro contesto in modo da poter ristabilire un equilibrio e rendere fertile il terreno della rieducazione.

L’individuo(adolescente) va visto in un’ottica sistemica,in cui agiscono variabili diverse in una relazione di interdipendenza:genetiche,ambientali,culturali,sociali,scientifiche.Quella di cui si parla meno è la spiegazione scientifica che attribuisce la responsabilità di alcuni atteggiamenti alla non ancora completa struttura del cervello.Si va dall’amigdala,sede delle emozioni negative,attivata più velocemente;alla corteccia frontale,deputata all’ integrazione tra le esperienze e le emozioni per cui si esalta la tendenza,negli adolescenti,a guardare non ai rischi ma alle conseguenze positive; alla dopamina, ormone della soddisfazione, prodotta ad un livello medio, per cui le esperienze positive che dovrebbero innalzarne il livello dovrebbero superare quelle negative e rischiose che,invece,spesso si preferiscono.

Risulta improduttivo,post factum, parlare di prevenzione e di rieducazione senza prevedere un’azione di resettaggio di comportamento.

Cettina Giliberti Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Familiare

 

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