A Sant’Anastasia il mercato non è più comunale e ortofrutticolo. Sarà gestito da privati e si potrà vendere tutto

Sant’Anastasia – La conferenza stampa organizzata dalla maggioranza retta dal sindaco Lello Abete per spiegare attraverso i giornali e il web lo “stato di salute” del mercato ortofrutticolo comunale, è finita per diventare un excursus storico del mercato cittadino (nato nel 1967 e definito “ortofrutticolo comunale” in deroga nel 1998) che dal 2 febbraio in sostanza non esiste più e dopo varie domande, videocamere puntate in faccia a mo’ di interrogatorio, e un’invettiva costante a tutte le amministrazioni precedenti a quella di Abete (a cui Abete è anche appartenuto) finalmente il consigliere Mauro Trimarco, incaricato dal sindaco di occuparsi della questione, ha spiegato che “Dopo una serie di accordi con i nuovi proprietari  e i concessionari (dei canoni arretrati preferisce non parlarne nessuno e delegare ai funzionari dell’Ente) si è giunti a una definizione: il mercato non sarà comunale e soprattutto non sarà più un mercato ortofrutticolo, perchè venute a cadere le caratteristiche imposte dalla Regione Campania per la quadratura degli spazi da destinare a mercati comunali a causa del parcheggio costruito nell’area di proprietà dell’ente, questa amministrazione ha pensato di garantire da una parte il futuro del commercio locale aprendosi anche ad altre categorie merciologiche e dall’altro non gravare sulle casse cittadine come invece è accaduto fino a oggi per una serie di azioni amministrative sbagliate”.  In sostanza i proprietari dell’area privata retrostante quella pubblica, potranno aprire un vero e proprio centro commerciale e in mancanza di vincoli di indirizzo, potrebbero addirittura vendere di tutto, ovviamente pagando un canone al Comune che resta proprietario dell’area dove insiste l’ingresso del mercato. Addio alle vecchie figure delle paranze, alle pesate e all’asta della frutta. Nel glorioso mercato ortofrutticolo all’ingrosso, si potrà vendere al dettaglio (e va bene) ma senza attingere alla filiera agroalimentare locale e facendo condividere gli stessi scaffali alle marmellate con le cresommole locali e perchè no al detersivo. “Questa dell’apertura merciologica – fa eco il presidente del consiglio comunale Mario Gifuni che col sindaco Abete ha approvato la creazione targata Carmine Esposito del parcheggio attaccato al mercato – a tutte le categorie commerciali va regolarizzata. Bisogna salvaguardare le tipicità del Monte Somma”. Trimarco parla e risponde alle domande, Abete tace, poi si allontana invocando un caffè purchè offerto da Gifuni. “Fino alla nostra amministrazione – chiosa il giovane consigliere Trimarco, chiamato a gestire una patata bollente che farebbe gola a qualsiasi magistrato della Corte dei Conti – quella era un’area franca urbana dove i mercatali diventavano schiavi alle urna dei vari politici di turno. Oggi il mercato non è più comunale e potrà aprirsi a più categorie merciologiche. I mercatali dovranno pagare un canone e laddove ci sarà consentito indirizzeremo le attività al rilancio delle tipicità locali. Trattandosi di privati, però possiamo incidere fino a un certo punto”. Anche la telecamera di Mimmo Iossa puntata sempre in faccia al giovane consigliere si spegne. La conferenza è finita e le domande con annesse le risposte che Trimarco aveva diffuso ai cronisti, forse non le leggerà davvero nessuno.

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