A Capodimonte il genio di Luca Giordano: 90 opere in 10 sezioni come ‘stanze delle meraviglie’

 

A Luca Giordano il più grande pittore napoletano del ‘600, oltre che il più prolifico con migliaia di disegni, dipinti e affreschi al punto da guadagnarsi l’appellativo di “Luca fa presto” , è dedicata la mostra ‘Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura’, al Museo di Capodimonte fino al 10 gennaio 2021, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, da un’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco e di Christophe Leribault, direttore del Petit Palais di Parigi, che ha già ospitato ‘Luca Giordano. Le triomphe de la peinture napolitaine’ .

“In questa seconda tappa, a Napoli – afferma Bellenger che definisce la mostra ‘strepitosa ‘- Giordano ci viene raccontato come non lo è mai stato prima. I curatori hanno saputo ricollocare la particolarità del grande pittore e anche pensarlo nel contesto delle chiese napoletane, poiché in fondo è a Napoli e soprattutto nello spazio delle architetture barocche, più ancora che nei musei, che Giordano si mostra in tutta la sua dimensione e dà prova del mestiere e della visione che porterà fino in Spagna, con i rapimenti trionfanti e gioiosi che rendono il monastero dell’Escorial un luogo un po’ meno austero”.

La mostra, dedicata a Ferdinando Bologna, realizzata in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte onlus, si articola in dieci sezioni con oltre novanta opere, molte delle quali provenienti da importanti musei e istituzioni estere come Louvre, Prado (che ha prestato la Sacra famiglia e l’Assunzione della Vergine), Patrimonio Nacional, Fondazione Santamarca, italiane (Palazzo Abatellis, Pinacoteca nazionale di Bologna, Musei di Vicenza) e, in particolare, napoletane (Complesso dei Girolamini, Curia di Napoli, Museo e Certosa di San Martino, Museo Duca di Martina, Museo del Tesoro di San Gennaro, Pio Monte della Misericordia, Società italiana di Storia Patria e molti altri). L’allestimento in sala Causa, a cura di Roberto Cremascoli con Flavia Chiavaroli (Cor Arquitectos) ci porta in salotti seicenteschi in un susseguirsi di autentiche “stanze delle meraviglie”.
“Giordano reinventa il barocco romano in una versione aggressiva e come scatenata: Rubens, Cortona e Bernini stanno sempre alle spalle. Ma si capisce che per saltar meglio ha preso la rincorsa lunga scegliendosi, tra i maestri, Tiziano e Veronese” spiegano i curatori. C’è il confronto con Ribera che condiziona tutta la storia di Giordano, la ‘metamorfosi’ del barocco tra Napoli, Firenze e Spagna, fino agli ultimi lavori, al rientro nella sua città. Il percorso termina con un’installazione multimediale interattiva progettata e realizzata da Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni) che mostra mostra alcuni dei luoghi e delle opere affrescate dall’artista a Napoli: nella chiesa di San Gregorio Armeno, di Santa Brigida, alla Certosa di San Martino e nei Girolamini. Il visitatore è chiamato ad interagire con delle candele votive , un fulcro dove attivare gli scenari che trasformano con immagini e suoni del mondo napoletano lo spazio di una piccola cappella con archi e volte . L’esposizione è stata l’occasione per procedere a restauri di opere come ‘Il buon samaritano’, ‘La Deposizione di Cristo’. (ANSA).

 

I commenti sono chiusi, ma trackbacks e i pingback sono aperti.